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Un paio di pensieri sullo scandalo che ha travolto, più o meno inaspettatamente (ironia!), la Lega Nord. Ce ne parla la nostra collaboratrice, Whatsername. Buona lettura!

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Aumento del prezzo della benzina, IMU, burlonerie delle Borse, riforma del lavoro: sono solo alcune delle notizie che quotidiani e telegiornali ci propinano.

Ma noi, popolo di poeti, santi e navigatori non ci accontentiamo di queste bazzecole.

Vogliamo di più. Specialmente dalla nostra classe politica. E chi meglio di tutti poteva soddisfare le nostre esigenze? No, Berlusconi ormai è stato surclassato. La nuova protagonista dell’ennesimo scandalo politico è la Lega Nord. Esatto, la Lega Nord, il partito della Padania, il partito fedele alla (sua) linea, il partito che si schiera dalla parte dei lavoratori e dei pensionati. E il partito che si è unito al PDL del Cavaliere, il partito che scalda i “cadreghini” di Palazzo Chigi e Palazzo Madama a Roma, il partito che riceve la sua parte di soldi da uno Stato che non vuole sia unito.

Così le magistrature di Milano, Napoli e Reggio Calabria, durante le vacanze di Pasqua, decidono di  “complottare” contro la Lega, come se non avessero niente di meglio da fare.

Da quando lo scandalo ha avuto inizio, l’elenco è in continuo aggiornamento. Dunque, due punti, a capo, trattino. Pagamento dell’affitto della casa romana di Calderoli; pagamento delle spese private di Reguzzoni; presunto dossieraggio su Roberto Maroni (di cui Bossi non sapeva nulla); possibile accordo tra Bossi e Tremonti per aprire dei conti bancari in Tanzania e a Cipro, che verranno rimpinguati con i soldi pubblici; pagamento di spese famigliari e mediche di Bossi; pagamento delle vacanze dell’allegra famiglia Bossi; pagamento di multe, diploma e auto di grossa cilindrata dell’ex consigliere regionale Renzo Bossi, meglio conosciuto come “il Trota”; dulcis (o amaris?) in fundo, indagate persone cinque facenti parte dell’ambiente mafioso calabrese (la ‘ndrangheta, per intenderci).

Le accuse, quindi, verteranno su reati come truffa ai danni dello Stato, riciclaggio e uso illecito di denaro pubblico.

Una grossissima gatta da pelare per quel partito che si credeva un Esorcista, in grado di annientare la demoniaca Terronia per infondere il “sano” Federalismo spirituale.

Che dire. Succede sempre più spesso che si dimettano per questioni di denaro, e non per l’inettitudine a governare, o portare degli ideali.

Contro la nostra purtroppo nazionale memoria corta, mi sento in dovere di condividere questa galleria da Repubblica.it, contenente una fotostoria di Umberto Bossi che, ricordiamo, dalle 16:44 di oggi, 5 aprile 2012 non è più segretario federale della Lega Nord, sostituito da un “triumvirato” composto da Roberto Maroni, Roberto Calderoli e Manuela Dal Lago.

LA GALLERIA

Toccate loro tutto, eccetto che la pensione.

Noi italiani non siamo mai stati dei fervidi stacanovisti: a noi è sempre piaciuto dedicarci a tutto ciò che non riguarda il lavoro, ai nostri passatempi preferiti, come viaggiare, andare al mare, oziare tutto il giorno, passare un week–end al mare con l’amata e prole a seguito… forse siamo il Bel Paese anche per questo, oltre che per le meraviglie paesaggistiche e culturali.

Siamo un popolo di sognatori, di creatori; cerchiamo sempre un modo per eludere la fatica, per alleggerire i pesanti doveri e, anche se siamo sempre di fretta, nella nostra mente speriamo che improvvisamente ci sia una manata dal cielo che obblighi il mondo a fermarsi.

Credo che questo atteggiamento sia proprio persino della nostra cultura.

Ma questo strano aspetto culturale è stato sconquassato dall’ultima ideona dell’esecutivo Berlusconi-poker. L’ultimo punto del vertice PDL-Lega sulla manovra è il seguente: <<Mantenimento dell’attuale regime previdenziale già previsto per coloro che abbiano maturato quarant’anni di contributi con esclusione dei periodi relativi al percorso di laurea e al servizio militare che rimangono comunque utili ai fini del calcolo della pensione.>>

In parole povere, secondo la manovra, il sistema delle pensioni rimarrà invariato, ma verranno esclusi gli anni passati dedicati agli studi universitari e i diciotto mesi di leva, obbligatoria fino a qualche tempo fa; quindi l’ammontare di questi anni si uniranno ai quarant’anni previsti.

Per cui la battaglia su blog e social network è esplosa sulla base dell’”esclusione dei periodi relativi al percorso di laurea e al servizio militare”. Un affronto alla nostra cultura.

In Internet imperversano migliaia e migliaia di polemiche: c’è chi dice che il nostro esecutivo protegga solo gli interessi dei più ricchi, scaricando la manovra sui più deboli.

Sul blog di Sinistra, Ecologia e Libertà, la manovra non ha <<più a che fare con la Res Publica e con la costruzione del futuro per il sistema-Paese, ma che – piuttosto – inseguono diktat scriteriati di un Presidente del Consiglio preoccupato solo della propria immagine e di partiti legati a doppio filo a interessi elettorali.

Ma quelli che proprio non ci stanno, tutti coloro che hanno il loro stomaco attanagliato dalla morsa della fregatura, sono i cittadini comuni, precari e i giovani. Sì, sono sempre loro. Come ha promesso il governo in campagna elettorale (e non solo), bisogna puntare su di loro. Ma il come, non l’hanno fatto ben capire.

Tra i mirini del Governo, tuttavia, questa volta, compaiono anche i medici: infatti, in prima linea si schiera CGIL–Medici, secondo cui ai dottori non verranno conteggiati dieci o dodici anni, utili loro per laurearsi, fare la specializzazione e il dottorato. Insomma, un altro colpo grosso per la sanità italiana.

<<Vivevo in Inghilterra, dovetti abbandonare tutto per il servizio militare, che nemmeno verrà conteggiato.>>

<<Che ne saranno di diciotto milioni spesi per la mia laurea?>>

Udite, udite, però, c’è anche chi, tra gli elettori del centro–destra giudica la manovra come un affare un po’ sporco.

In primis, ecco spuntare i leghisti, che sulla pagina Facebook di Radio Padania Libera, certo non risparmiano insulti e non si preoccupano di andare contro i propri ideali e il proprio partito.

<<Complimenti alla Lega per la coerenza… dove soffia il vento voi andate. Comode le poltrone a Roma, vero? Sono uno studente universitario e lasciatemi dire che avete perso un’ottima occasione di fare bella figura. A saperlo prima, avrei risparmiato sette anni sui libri. E tanti complimenti anche da parte di mio padre, operaio da 40 anni, prossimo pensionando e da questo momento ex–simpatizzante.>>

<<Quanto tempo buttato via pensando che a questi gli interessasse veramente il federalismo…forse i primi tempi. Poi hanno visto la comodità delle poltrone e la Lega è defunta.>>

Anche tra i fan più accaniti del Premier, c’è chi dalle poltrone di casa sua non è più compiacente del proprio leader.

Infatti, tra le righe dei simpatizzanti del Governo Berlusconi.it si legge una certa amarezza…

<<Brutto nano di merda, tu e quel psicolabile di Tremonti siete la rovina dell’Italia, accompagnati da altri mafiosi e massoni che infarciscono sto governo di merda…e che c’ha da ridire su un’opposizione piena di pagliacci da circo… RIVOLUZIONE!>>

eh, già, sul web sono scoppiati dei gran focolai di critche e avversità nel riguardi del Cavaliere e della sua corte.

Per fortuna che tra i leghisti c’è una proposta che metterebbe a tacere molti focolai, se non tutti: <<Perché non andiamo con le bandiere della Lega alla manifestazione della CGIL?>>.

Vi riporto il video che contiene una parte dell’intervista a Borghezio nel programma “La Zanzara” su Radio24: le idee di Breivik sono condivisibili, secondo l’europarlamentare leghista.

Due parole di risposta all’articolo del mio collega Albatro.

La forza del Movimento 5 Stelle è proprio quella di non apparentarsi con nessun partito. Ogni giorno infatti sentiamo politicanti di ogni colore politico affermare pomposamente che il loro partito è diverso da tutti gli altri, si propone come alternativa, come forza nuova ecc. Ma la realtà è un’altra.

Io non penso che tutti i partiti siano uguali. Il partito di B. e la Lega non sono uguali al PD o all’IdV. Non c’è dubbio. Dubito di vedere un giorno Di Pietro imporre una legge ad personam o Bersani costringere il suo partito a votare una mozione nella quale si dice che lui ha telefonato ad una questura per far rilasciare la tal signorina (si fa per dire) perchè è nipote di Mubarak. Su questo non ci piove.

Ma, sulle cose davvero importanti, soprattutto a livello locale, come gli inceneritori, la TAV, le energie alternative, la cementificazione o l’acqua pubblica (il PD ha iniziato davvero ad occuparsene, sostenendo e pubblicizzando il referendum, solo ora che intravede un ritorno elettorale), troppo spesso i due schieramenti hanno avuto posizioni identiche. Per tacere poi le quintalate di porcherie che a livello nazionale il centrosinistra ha fatto, mostrandosi un ottimo replicante di B. (leggi vergogna mai abrogate, legge bavaglio uguale a quella di Alfano, assenze alla votazione sullo scudo fiscale…). E anche se le posizioni locali o nazionali sono condivisibili (ovviamente secondo il mio punto di vista), spesso sono affidate a persone davvero inqualificabili, come i vari Calearo, Scilipoti, Veltroni, Letta.

Quindi i ragazzi del Movimento fanno benissimo a non aggregarsi a nessuno. Che rimangano soli, e vedremo. Entrambi gli schieramenti dovranno fare i conti con questa nuova realtà, che ha il grande pregio di riportare a votare persone che non hanno nessuna intenzione di dare la loro preferenza ai tradizionali carrozzoni di gentaglia assortita che formano le liste degli altri partiti.

Il motivo per cui non devono fare alleanze con nessuno è molto semplice: loro sono davvero diversi. Non perchè Grillo sia un santo e tutto quello che fa sia giusto; non perchè siano persone più intelligenti di tutti gli altri; non perchè i loro progetti siano perfetti. Sono diversi perchè è diversa la struttura su cui poggiano. Sono solo il terminale di un gruppo, che partecipa, propone, discute, analizza. E il gruppo è formato dai cittadini, parte integrante del progetto.

Grillo è discutibile e criticabile finchè si vuole per i suoi metodi, per alcune idee, per i toni, per tantissimi motivi. E non solo si può criticarlo, ma si deve criticarlo, ci mancherebbe. E allo stesso modo si deve fare col Movimento 5 Stelle, perchè è una realtà in crescita e nata da poco, che ha bisogno di confronto e di essere messa in discussione. I grillini quindi devono stare ad ascoltare le idee diverse, ma non i sermoni di persone che non hanno più nulla da dire, che siedono in Parlamento da secoli ed hanno contribuito, chi più chi meno, allo sfascio attuale. Bisogna ascoltare la gente comune, i passanti, i votanti, i cittadini, quel popolo al quale sempre tutti si appellano. E il Movimento 5 Stelle, tramite internet, fa proprio questo.

Io non so come finirà questo esperimento, ma che le liste 5 Stelle tra qualche anno spariscano oppure che rimangano, la politica tradizionale dovrà tenere conto della loro esistenza e cambiare qualcosa al suo interno. E credo che questo, in un Paese immobile, vecchio, immutabile come l’Italia, sia un grande cambiamento e una bella vittoria.

Pubblichiamo oggi un articolo della nostra collaboratrice WhatseraMe.

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di WhatsernaMe

“Se il governo Berlusconi non approverà il federalismo, si andrà alle elezioni. “I berlusconiani sono spaventati per la proposta leghista del voto anticipato del, a quanto si vocifera, 27 marzo in quanto non posso essere aggrediti dal tempo che incalza.

” Uh, poveretti, hanno bisogno di più tempo. Ma il sarcasmo lasciamolo un momento da parte.

Dopo la baldoria da post-capodanno, guardare (e avere la piena certezza di) come stia peggiorando in nostro Paese, beh, è quasi normalità. Con poco stupore, ma con la stanchezza di tutta questa farsa, la convinzione sempre più forte di essere del Paese dei Babbocchi, è diventata realtà: Il gatto e la volpe, la Lega e il Popolo delle Libertà. “Se ci ascolti per un momento, capirai, lui è il gatto, ed io la volpe, stiamo in società, di noi ti puoi fidar.”

Certo, è meraviglioso vedere un partito emergere così tanto, soprattutto da quando l’Egregia Signora Xenofobia, accompagnata dal ciambellano Messer Pregiudizio e dalla balia Ignoranza, ha fatto la sua nobilissima apparizione al Parlamento. E poi tutti i suoi giullari! Bossi, il coerente capocomico, per intenderci colui che ha sposato una siciliana! Un momento, una siciliana? No, proviamo con la fede politica, che è un pilastro del pensiero di una persona: nei primi anni settanta ha militato nel partito comunista “Il Manifesto”, nel gruppo di estrema sinistra PdUP e nell’Arci; dal 1974 al 1975 era iscritto nel Partito Comunista Italiano di Verghera (Varese). Oooooops. No, no, qui bisogna cambiare: fortunatamente c’è anche Roberto Maroni: nel 1971 entrò a far parte di un gruppo di stampo marxista-leninista, mentre nel 1979 manifestò in Democrazia Proletaria, per poi passare ad Avanguardia Operaia.

Eh, ‘sti politici, sempre con le stesse ideologie…

Ma a salvare la situazione c’è la volpe, il Popolo delle libertà, il Partito dell’Amore (alias Silvio Berlusconi) e i suoi scagnozzi (o picciotti?): Sandro Bondi, che entra giovanissimo nella Federazione Giovanile Comunista Italiana e addirittura nel 1990 è sindaco di Fivizzano (Massa Carrara), rappresentando il PCI; Michela Vittoria Brambilla, che partecipò a Miss Italia e fu “convinta” da un agente della Fininvest a lavorare per l’azienda; Renato Brunetta, socialista di famiglia povera. Ma come si sa, questo partito aiuta tutti (escort, mafiosi, estorsori, piduisti, faccendieri), è proprio un buon partito, ciò che serve a un’Italia dilaniata da precariato, ingiustizia, censura, corruzione, indifferenza, ipocrisia e egoismo.

Ma come tutte le amicizie, quella tra il Gatto e la Volpe, nasce da un interesse in comune: il “cadreghino”, rappresentazione fisica del Dio Potere. Da una parte il Gatto vuole a tutti i costi il federalismo, mentre la Volpe, più meschina, aspira solo a essere la padrona incontrastata del Paese dei Balocchi, dettando ovviamente la sua regola. Presto si scopre che i due necessitano dell’altro tanto quanto un eroinomane ha bisogno della propria pera. Ma la Volpe, troppo accecata dal suo Obiettivo-Sole, non rispetta il patto e quindi il Gatto comincia a insospettirsi e fungere da promemoria. I patti sono patti. Fa niente se poi si promulgano leggi ad personam e ad aziendam; fa niente se gli universitari buttano via soldi, energie e tempo per poi andare a pulire i cessi in qualche squallido fast food; fa niente se si arriverà a un punto in cui la gente non avrà più nulla da perdere e la disperazione è a un passo sotto il baratro.

Ma l’importante è che ci siano sei uomini, pagati dallo Stato, a pulire il cartello di benvenuto, splendente in tutta la sua grandezza e maestosità: “BENVENUTO NEL PAESE DEI BABBOCCHI”.

Li hanno tolti. Finalmente. Su Il Fatto Quotidiano di giovedì 14 ottobre, a pagina 9 possiamo ammirare una foto che ritrae le vetrate della scuola elementare di Adro, finalmente bonificate dal “Sole delle Alpi” che univa le varie figure di bambino che si tengono per mano. Il preside, i bidelli, alcuni genitori si sono impegnati a rimuovere personalmente tutti e 700 i simboli della Lega che erano stati piazzati – abusivamente – nel complesso scolastico.

Pare che questa storia paradossale abbia da considerarsi terminata, ma non è così: il sindaco Oscar Lancini, che andava fiero dei simboli appesi nella scuola intitolata a Gianfranco Miglio (ideologo leghista), ha subito dichiarato che provvederà al ripristino quanto più presto possibile, dopo aver minacciato di denuncia chiunque avesse operato nella rimozione dei vari “Soli” verdi.

Il suo progetto “alternativo” prevede di piazzare nella rotonda all’ingresso del paese di Adro, un Sole delle Alpi gigante, del diametro di almeno sette metri. La risposta che viene da un membro del Consiglio di Istituto della scuola elementare è che i problemi sono altri, ad esempio il trasloco dell’archivio scolastico dalla vecchia scuola al nuovo edificio. Operazione che presumibilmente si troveranno a compiere i genitori e gli insegnanti stessi.

Intanto Lancini si scontra con la minoranza del suo paese, sulla versione del “giro” di documenti che avrebbero preceduto il posizionamento dei simboli nella scuola: secondo il sindaco già da inizio giugno esisteva una delibera (approvata) che riguardava il collocamento dei simboli sui banchi, e fa notare come non sia mai stata impugnata nel dibattito che è nato circa un mese fa, e che ha portato alla rimozione dei simboli. La minoranza invece asserisce che i documenti contenenti le indicazione sul posizionamento dei simboli sui banchi sarebbero stati resi loro accessibili soltanto alla vigilia dell’inaugurazione della scuola elementare. La minoranza dichiara inoltre che la gestione degli atti è poco trasparente e rispecchia l’interesse del sindaco stesso, che renderebbe pubblici soltanto certi documenti.

Attendiamo il nuovo capitolo…

fonte: “Adro, il sindaco non si arrende: costruirà un enorme Sole delle Alpi” (il Fatto Quotidiano)

 

Il sapore dell’assurdo, ancora una volta. Se negli ultimi mesi la maggioranza non ha brillato agli occhi dei cittadini, lo si deve al PdL, non di certo al Governo. Questa dichiarazione viene da Mosca, dallo stesso Silvio Berlusconi. Allegria.

Se negli ultimi due mesi la nostra parte politica ha dato, a volte, un’immagine che non ha entusiasmato, lo si deve ad alcuni errori del partito e non del governo” – proprio il partito che egli stesso ha creato, unendo quelle persone che già da prima del Predellino gli avevano votato ogni singola legge ad personam arrivasse in parlamento. Sono loro ad aver sbagliato, non il Governo, è chiaro. Io sarei curioso di sentire chi, quando e come ha sbagliato in quel partito che Berlusconi cerca di separare dal Governo, come un sovrano medievale accerchiato nella sua fortezza, che quando i nemici assedianti riescono a superare il fossato e scavalcare le mura, si ritira sempre più all’interno nelle proprie stanze, guardando dal mastio, con i pochi uomini che gli sono rimasti, il massacro degli altri suoi soldati, fuori, nella corte.

Questo mastio che è il Governo resta poi in pericolo a causa della Lega, che oramai può a piacimento dettare l’agenda, insultare chiunque voglia e comportarsi da padrona, quindi anche staccare la spina della barcollante maggioranza.

Abbiamo promosso una grande mobilitazione dei nostri sostenitori, iscritti e non. Attiveremo sul territorio, in ciascuna delle 61 mila  sezioni elettorali, i ‘team della libertà’. Con questi volontari faremo una grande opera d’informazione agli italiani su ciò che di positivo e di concreto il governo ha  fatto in questi due anni

Il partito pesa ormai? Ma la sua utilità rimane: per farvi perdonare, o pidiellini, andate e predicate la parola del Governo, colui che non sbaglia mai (e che mai si può criticare).

D’altronde, dato che dovrebbe essere chiaro che le elezioni non le decide il Governo ma il Capo dello Stato, oltre agli appelli e alle quindi false minacce di voto anticipato, bisogna prepararsi: è già partita la campagna elettorale, lo vediamo nelle sempre più numerose sparate iperboliche, nel progettato libro sui successi di due anni di governo da mandare ad ogni famiglia (ancora conservo il famoso Una storia italiana), nei “61mila team della libertà” di cui Berlusconi continua a sollecitare l’operato di cercare proseliti. Ancora una volta va in secondo piano il lavoro per il Paese, cioè aiutare davvero la gente a uscire dalla crisi, a vivere meglio. È il sistema che si autosostiene: una persona consapevole di cosa le accade attorno è un pericolo, per cui è necessaria una serie di distrazioni, più o meno efficaci, ma unite in una mistura potente.

La casa di Montecarlo sembra essere uno di quei casi provvidenziali: si può creare un caso sul nulla per aprire nuovi sospetti, confondere le idee sull’uscita di Fini dal PdL, per non farla sembrare un’azione “definita”. Ho letto un articolo interessante di Alessio Liberati, che riflette sul “nuovo” Fini: la teoria che pone è che spesso ciò che viene proposto come nuovo è soltanto frutto di un restyling di qualcosa di vecchio, ma appare come un’alternativa credibile alla situazione dalla quale questo “nuovo truccato” è stato partorito.

L’ipotesi tratteggiata è che sia in corso un processo per cui la Destra, che ci ha imposto in sedici anni questo sistema (sempre di più in crisi) per la società, stia cercando di riproporre se stessa mutando la propria facciata, per sembrare quindi alternativa. Non scordiamo che Berlusconi, nonostante i settant’anni suonati, si è sempre proposto come “il nuovo” della politica, eppure ogni volta i suoi compagni erano gli stessi, le idee e i metodi pure. Il caos nelle opposizioni sicuramente aiuta e favorisce questa confusione.

Il sistema sta crollando, per cui reagisce per ristabilire l’equilibrio, con il minimo danno possibile: in mezzo però ci siamo noi, presi in giro per anni, e forse ancora per gli anni a venire.

Sapete quanto mi piace prendere una frase, una citazione, e poi imbastire un discorso su di essa.

“Lo Stato italiano dovrebbe vergognarsi perché questa scuola non gli è costata un centesimo”

È di Oscar Lancini, ormai noto sindaco leghista della cittadina di Adro, nel bresciano. Già qualche mese fa era apparso nella cronaca nazionale per l’assurda questione della mensa scolastica, fatto che abbiamo trattato in un post apposito: “Nessuna buona azione rimarrà impunita“.

Stiamo parlando ora della scuola elementare di Adro, appena inaugurata e subito travolta dallo scandalo, non appena ci si è accorti che l’edificio era pieno zeppo di simboli legisti: il Sole delle Alpi. Lo scandalo nasce non solo dalla violazione della legge in materia di imparzialità e apoliticità della scuola, ma soprattutto dalle dichiarazioni del Ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini, che ha salutato pochi giorni fa la nuova scuola come un modello da seguire. Inoltre la scuola è stata intitolata a Gianfranco Miglio, ideologo leghista, e lo zerbino all’ingresso dell’istituto non lascia spazio alle congetture: il Sole delle Alpi è di un bel verde Lega.

Pochi giorni dopo naturalmente è giunta la smentita, o meglio, l’ordine di rimuovere tutti quei simboli dall’edificio (precedentemente pare che si fosse accontentata delle spiegazioni del sindaco, che indicava il Sole come un simbolo tradizionale di Adro). Ad oggi ancora nulla è stato fatto, anzi, Lancini non sembra affatto intenzionato ad agire in questo senso.

“Prima di essere sindaco di Adro sono un militante della Lega. Sto aspettando che il mio segretario federale mi dica che cosa devo fare. Dopodiché io obbedisco”

Permesso, scusate, sono la Ragione, quella cosa che sta nella testa degli uomini…ehm, sì, vorrei segnalare che c’è un’incongruenza nella frase sopra riportata: anzi due, magari tre. Prima di essere sindaco, Lancini è un militante della Lega. Quindi questo gli concederebbe la facoltà di riempire una scuola di simboli del suo partito. Naturalmente le minoranze devono accettare di essere zittite e umiliate. Chi è questo segretario federale? Devo ancora consultare un giurista, ma non credo che questa figura istituzionale esista, ma, qualora fuori dal sistema Stato questo figuro chiamato “segretario federale” ci sia davvero, per quale motivo un sindaco dovrebbe fargli riferimento? Dopodiché, obbedirgli?

Che cosa viene prima? Per un sindaco, chiamato a governare una città, credo, il bene della città stessa. Quali ovvietà scriviamo oggi. Qua però vien prima il partito a quanto pare. È in 1984 che vediamo il partito prima di tutto, la fedeltà al Grande Fratello, prima di tutto. Tutti sono compagni, tutti obbediscono al partito e sono formati nella cultura/ideologia del partito. I simboli verdi della scuola di Adro non hanno radici storiche, non più. A questo punto potremmo giustificare le svastiche o i fasci littori, in quanto fanno parte delle icone e dei simboli di culture molto antiche.

Cosa viene prima? I soldi o la dignità? I soldi o la legalità? Per legge non ci possono essere simboli politici nei luoghi di istruzione: il Sole delle Alpi in verde potrà avere le radici più profonde, ma negli ultimi vent’anni ha acquisito un importante valore politico. Scriviamo ovvietà? Lo stesso Lancini si è autosmentito, dichiarandosi prima di tutto leghista: aveva escluso la scelta per la valenza politica del simbolo!

Che dignità poi c’è per noi Italiani nell’accettare tutto questo solo perché questa scuola “non è costata un centesimo” allo Stato Italiano? Quindi vengono prima i soldi, prima di tutto! Se è stata edificata con un grande contributo della comunità, non parliamo forse della donazione di cittadini italiani? Bollare tutta questa operazione come folclore poi è ancora più svilente…

Il cittadino può “manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione” (Articolo 21 della Costituzione), ma sappiamo che liberamente concerne l’ambito legale, cioè la libertà di esprimere la propria idea non si può avvalere dei modi che sono vietati dalla legge. Un leghista è libero di porre il suo simbolo in molti luoghi, ma non in una scuola.

Finalmente, chiarezza. Il vertice del PdL ha finalmente detto quali sono i punti su cui chiederà la fiducia, punti talmente generali che molto probabilmente rendono il voto scontato.

1. Federalismo fiscale

2. Fisco

3. Mezzogiorno

4. Riforma della giustizia

5. Sicurezza

Praticamente i capitoli di un programma elettorale.

A me sembra però che le cose importanti siano altre. Magari sbaglio, ma sento ancora parlare (non dalla politica) di licenziamenti, casse integrazioni, industrie che chiudono i battenti.

Invece pare che sia importante il federalismo fiscale, che per molti (su certi aspetti me compreso) è ancora oscuro, benché sia un progetto di un certo peso.

È importante continuare a parlare di riduzione delle tasse, perché è già partita la campagna elettorale, e bisogna attirare i pecoroni che ancora ci credono, ci credono da dieci anni almeno (vi ricordo un simpatico collage di titoli giornalistici sulla riduzione delle tasse contenuto in questo nostro post, Pensieri antiitaliani – Parte II).

Mi sorprende che la gente del Mezzogiorno non si sia ancora ribellata in massa, in quanto ci si ricorda che esiste solo quando è possibile additare un problema (solitamente “ereditato” dai governi precedenti, o dalle giunte di centrosinistra) che questa “grande destra riformista berlusconiana” potrebbe facilmente risolvere. È una presa in giro, ma forse si tratta di quella condizione per cui qualcuno di ferito e debole è più facile da controllare: in effetti sotto questo aspetto la mafia fa comodo al potere, tiene occupato e distratto il popolo, e inoltre lo indebolisce.

Qua ci colleghiamo alla sicurezza, ma dato che i sondaggi e le statistiche ormai non hanno più valore oggettivo, non importa che a delinquere siano tanto gli italiani quanto gli immigrati. Questi ultimi sono, di nuovo, utili al potere, che si interessa a far leva sulla paura dell’uomo nero che patisce la casalinga o la nonnina che-si-stava-meglio-quando-si-stava-peggio.

Riforma della giustizia: il punto più importante per la nostra classe dirigente, che deve assicurarsi di rimanere dov’è. In barba alla Costituzione, prostituta oramai, citata a sproposito e troppo spesso travisata: sono talmente pochi gli italiani che l’hanno almeno un po’ letta, che è facile ingannare la maggioranza delle persone a proposito della loro legge fondante, del codice che li rende appartenenti ad uno Stato.