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La cosa desolante è che la maggior parte delle osservazioni che Grillo ha fatto su Renzi sono vere. Quello che rappresenta Renzi è una realtà ingessata e ancora troppo legata all’abitudine diffusa di favorire le clientele. Tutto vero.

Su internet intanto girano dei sondaggi per stabilire chi abbia vinto in questo duello che è stato l’incontro Renzi-Grillo durante le consultazioni per costituire il governo.

Non penso però che si possa parlare di vincitori e vinti: l’incontro, durato 10 minuti in tutto, vede da una parte Renzi che cerca di fare un discorso piano e logico, cioè spiegare il programma che ha in mente (lasciamo da parte la bontà e la fattibilità di questo programma), e dall’altra Grillo che, dopo un primo momento di ascolto, prende la strada “dello show”. Non si fa imbrigliare nella discussione di Renzi, esce dal tracciato con fatti e accuse di incoerenza, al negativo: noi del Movimento abbiamo fatto mentre voi non avete fatto, noi del Movimento abbiamo rinunciato mentre voi non avete rinunciato, noi  siamo i conservatori e voi siete i progressisti delle privatizzazioni…eccetera eccetera.

Dal sondaggio tenutosi sul blog di Beppe Grillo prima delle consultazioni, il “mandato” che il rappresentante aveva ricevuto prevedeva che si presentasse dal futuro (?) Primo Ministro e che rispondesse punto su punto al suo discorso. Non è stato chiaramente così, e anzi, vi invito a guardare tutto il video.

 

La dialettica e il confronto delle idee stanno chiaramente passando di moda, se mai sono state in voga. Non parliamo di validità delle idee proposte, ma della semplice capacità di discutere. Grillo si è comportato esattamente come fa un politico qualunque di fronte ad una discussione sulla quale (palesemente) non è preparato: attacco costante e digressioni puntualmente fuori dal solco, per non entrare mai davvero nel merito della discussione. È anche per questo che malsopportiamo i talk-show da una decina d’anni a questa parte, no?

Lo stile di Grillo, che è permeato a fondo nel Movimento da lui rappresentato, è però arricchito di una particolare sfumatura, una sorta di arroganza narcisistica (su questo credo che Corrado Augias abbia pienamente ragione, come potere leggere in questo articolo).

Prendete dunque i parlamentari del Movimento, Beppe Grillo, la loro base elettorale, chi volete. Le loro idee possono essere le più belle del mondo, ma se il loro modo di comunicarle continua e continuerà a basarsi sempre, ancora, invariabilmente! sugli slogan e sulla galvanizzante sensazione che le proprie idee siano le uniche a posto, allora credo proprio che saranno destinati a spegnersi con un rantolo che suonerà circa così: “non ce lo hanno fatto fare, è tutta colpa loro…!”.

Ma scusate: davvero vi piace farvi rappresentare da un altro così?

Immagine condivisa su Facebook dalla pagina "Gridate la Verità".

Immagine condivisa su Facebook dalla pagina “Gridate la Verità“. La trovate a questo link.

Cari amici scandalizzati dall’invito a Sanremo di Rufus Wainwright, Satana lo avete nella testa.

Satana non è lui, Satana è la tv pubblica che non fa pensare, Satana è un festival morente dove le idee diverse non sono ammesse, Satana sono le persone che devono demonizzare chiunque non la pensi come loro.

Non vi ho mai visto protestare contro serie tv violente o farcite di sesso. Dall’altra parte non ho mai visto degli atei o non credenti lanciare petizioni per rimuovere l’Angelus della domenica mattina su Rai1.

Saranno anche soldi vostri, ma sono anche miei e di chi come me vorrebbe poter sentire e vedere della buona musica per una volta sulla Rai. Poi possiamo anche discutere del fatto che a voi non vada bene. Ma se le vostre posizioni vi spingono sempre di più fuori dal mondo per il fatto che non sapete argomentarle, per me sono solo problemi vostri. Isolatevi pure. E quando sarete nell’aldilà, in paradiso, o dove più vi piace pensare che andrete, spiegatelo al Grande Amore che vi attende di là, come mai avete passato la vita a spargere acrimonia e lanciare strali, invece che convivere con tutti, e non solo con le vostre sicure comunità, perché avete avuto paura.

Parlamentarium, 24/01/2014

La prima seduta del Parlamento Europeo, a seguito delle prime elezioni europee del 1979.

La prima seduta del Parlamento Europeo, a seguito delle prime elezioni europee del 1979.

La storia europea è importante.

Si basa sul sangue e sulla sofferenza, ma anche sull’idea che è fondamentale convivere, collaborare, anzi, di più, vivere insieme.

È fondata sul sogno di avere regole egualitarie e condivise. “Nessuno deve rimanere indietro” è vero, ma solo se cediamo una parte di noi stessi, e ci contaminiamo. Non siete contenti dell’Euro? Volete uscirne e tornare alla Lira? Allora, forse, non avete capito nulla di cosa sia l’Europa e cosa sia stare in comunità.

Ci saranno, ci sono economisti pronti a decantare le lodi dell’uscita dall’Euro, perché l’unica strada che abbiamo in mente è quella crescita economica. Ma non funziona sempre così, ogni tanto si stringe il cordone della borsa e si tira avanti, più difficilmente, perché qualcun altro sta peggio. Qualcun altro della comunità, ma non solo.

“Nessuno deve rimanere indietro” applicato al Paese, al Comune, al locale, non è altro che, di nuovo, il vecchio nazionalismo, estremista per giunta. Chi se ne importa dei lettoni o degli ucraini? Prima gli italiani!

Questo dicono in tanti che cercano (ma ancora non riescono?) di “sentirsi italiani”. Hanno, anzi, mi rivolgo direttamente a voi, avete un’idea vecchia e incredibilmente stereotipata di cosa sia “essere italiano”. Io sono italiano e sono europeo, e voglio che queste due cose, per quanto possibile, coincidano, perché sono fiero di entrambe.

“Ce lo chiede l’Europa” – l’Europa è l’Italia, e noi siamo l’Europa. Per cui, andate dai vostri politici e chiedete: cosa state facendo a Bruxelles? E a Strasburgo? Chiedetelo ai vari Salvini e Borghezio (rappresentativi di quanto spesso abbiamo trascurato l’importanza delle elezioni europee), e vergognatevi per loro, ma anche per chi paventa continuamente l’idea di uscire dall’Euro, perché di fatto si segnerebbe la fine dell’idea di Europa, quell’idea che subito dopo la Seconda Guerra Mondiale ha finito con unire Stati che erano fino a poco prima nemici, avvelenati dal nazionalismo più pericoloso. Quell’idea che pochi hanno e chi ce l’ha, come penso sia il mio caso, non ha ancora capito fino in fondo cosa significhi, forse per semplice disabitudine.

“Il Parlamento Europeo è il pilastro portante dell’Unione Europea. È eletto da Voi. Voi decidete chi interpreta i vostri valori.”

Le hanno augurato di morire, le hanno detto che avrebbe dovuto starsene zitta se non voleva tutti quegli insulti, le hanno detto che sarebbe stato meglio avere dieci topi ancora vivi piuttosto che lei.

Guardate, per favore, entrambi i video qua sotto.

 

 

Se questa è la nuova direzione della società, se questa è la nuova forma del dialogo, se questa è quella che chiamiamo “condivisione”, il “social” – ma, badate bene, ognuno dietro al proprio computer – io me ne tiro fuori.

tumblr_m6njeipiEF1qevk0no1_500Quando si parla di diritti civili, sento spesso dire che “non sono una priorità”. La politica si occupa di altro, è troppo impegnata a discutere di legge elettorale, riforme della giustizia, Imu. Tutte cose importanti, per carità, ma forse per recuperare credibilità il mondo politico dovrebbe guardare ai bisogni primari delle persone. Che sono il lavoro e la garanzia di un reddito, certo. Ma anche la possibilità di amare chi si preferisce e vedersi riconosciuti i relativi diritti, formare una famiglia potendo adottare dei figli anche se si è omosessuali o utilizzando le tecniche scientifiche se non si riesce a farlo naturalmente, poter essere considerati cittadini come gli altri anche se si è nati in un paese diverso (senza dover passare le forche caudine di una burocrazia che è la negazione della democrazia).

E’ di questi giorni il dibattito sullo ius soli. Pur essendo contrario alla semplice affermazione che “chi nasce in Italia è italiano”, trovo vergognoso il sistema attuale. Ho molti amici stranieri, i cui genitori lavorano da anni in Italia e pagano regolarmente le tasse, che da anni aspettano la cittadinanza. Non possono votare, non possono sentirsi uguali agli altri. Ed è lo Stato che glielo impedisce.

Non si sentono uguali a tutti gli altri nemmeno quelle persone che, in quanto omosessuali, non si vedono riconoscere l’unione con la persona che amano nè la possibilità di creare una famiglia, fondamento e cellula della comunità.

Che passi avanti può fare uno paese che non fa sentire i suoi abitanti tutti uguali?  Come si può parlare di crescita e sviluppo se non cominciamo a riconoscere i diritti fondamentali di tutti? Sono convinto che i diritti civili, contrariamente a quanto sento ripetere, siano eccome la priorità. Sono le fondamenta su cui ricostruire tutto. Solo uno Stato che riconosce l’uguaglianza di tutti i suoi cittadini può davvero ripartire. Le persone si sentiranno riconosciute in quanto tali, di nuovo parte di un gruppo, membri di una comunità. In una parola, rispettate.

E forse, almeno per una volta, avremo fatto un passo decisivo verso quell’uguaglianza sostanziale che l’articolo 3 della nostra Costituzione delinea così bene.

Why can’t we see that when we bleed, we bleed the same?” (Muse – Map of the Problematique)

Sapete, parlando di amore, amore per un’altra persona, io credo di più a tutte le mie amiche e a tutti i miei amici omosessuali, piuttosto che al Papa. Penso che siano più veri, più sinceri, più onesti in questo.

Loro lo vivono, come io lo vivo, non provo imbarazzo ad avere accanto una coppia “homo”, forse perché vedo soltanto due persone che si sono trovate e che si vogliono bene. Credo che questo sia qualcosa da difendere.

Credo che ci siano delle libertà che nel 2012 vadano finalmente riconosciute, perché è già tardi.

Credo che la “pace nel mondo” sia sempre un utopia, ma credo che sia come la perfezione: la pace nel mondo la si fa ogni giorno, passo dopo passo. Ah, anche il rispetto si fa così.

Credo che per ergersi a guida morale non basti essere un erudito, non basti avere tante telecamere su di sé, non basti essere una riconosciuta giuda spirituale. Credo che per essere una guida morale e/o spirituale bisogna aver provato cosa significhi essere senza lavoro, litigare con il proprio compagno/la propria compagna, cercare di (con)vivere tutta una vita assieme, seguire le proprie aspirazioni, crescere dei figli, sapere cosa significhi fare l’amore, sperimentare il turbine affettivo che ci lega alle persone che abbiamo attorno.

Una guida morale che non si sia mai ubriacata di questa “vita normale” è il diavolo.

Non penso che sia una cosa sana lasciare la possibilità di commentare gli articoli sui giornali edizione web. Almeno, per quanto riguarda la modalità attuale. Ci sono le peggio cose, e oltre ai flame non si contano gli slogan, le frasi fatte trite e ritrite che vengono ripetute ossessivamente, o meglio, vengono scagliate nella discussione.

La democrazia orizzontale del web sarà una fregatura, se si continuerà ad intenderla così: tutti possono dire tutto, arrogandosi spesso una certa autorevolezza. La molteplicità delle voci è democrazia, ma l’anonimato (parziale) che il web ci consente può rovinare le discussioni: ognuno può dire quello che vuole a chi vuole, insultare, schernire, sragionare!

Tutti sono esperti di tutto sul web, e il ragionamento che sta dietro alla maggior parte dei commenti – dov’è? non pervenuto– è invece una reazione di pancia.

Io stesso scrivo qui in modo emotivo, ma so che quello che scrivo non verrà da me pubblicato senza rivederlo tra un paio d’ore. Ora infatti sono passati tre mesi, e quello che leggete è frutto di ragionamenti, oltre che di un impulso.

Ma come consumare una merendina, ascoltare una canzone e non tutto il disco, comprare soltanto le canzoni che “ci servono” (che ragionamento orribile), appagare i nostri bisogni subitanei, spesso così funziona con i commenti: è vero che in Italia c’è tanta gente che vuole il cambiamento, ma non ha ancora lo stimolo giusto per farlo, per scendere in piazza per imporre al governo e a chi comanda di fare certe riforme, di migliorare davvero il senso di equità di questo assurdo Belpaese.

La maggior parte delle persone che commenta sui giornali, sui blog, lo fa quindi rispondendo a stimoli bassi, di pancia, e visceralmente ributtano su poche righe tanta rabbia che se non si scaricasse con questi piccoli palliativi (sentirsi parte di una comunità di “rivoluzionari” non è bellissimo? tutti insieme a gridare contro partiti, politici, banche, massonerie…) sarebbe indirizzabile per davvero alle questioni importanti, in modo duro e risoluto. Eppure no, minacciare e criticare è sempre meglio che muoversi, e continuiamo a saltare la fila, non pagare il biglietto, chiedere la “spintarella”, a proporre contratti metà (sì…) in nero, chinare la testa, riempirci la mente di buone intenzioni e la bocca di belle frasi.

 

Dalla nostra Simonetta, in diretta dalla capitale egiziana!
Ahlan wa sahlan!
Oggi incomincia la festa musulmana dell’Aid al-Adha che durerà fino al 30 ottobre. Contemporaneamente si svolge, al Mokattam, l’assemblea annuale generale dei padri comboniani in Egitto. La casa resterà dunque vuota per alcuni giorni ed io le farò da guardia assieme a Sabah, Susu, Abdallah e Joseph.
Pioggia sul Cairo.
Ma vi voglio parlare di ieri, 24 ottobre, giorno in cui al Cairo è caduta la pioggia, mezz’ora di pioggia … Per questa città si tratta di un vero evento, che ha generato lo stesso stupore che creano i primi fiocchi di neve a Roma, ma senza lo stesso panico.
Stupore anche per il periodo in cui l’evento è accaduto … in genere, i 4 giorni di pioggia sono destinati al mese di gennaio … il cielo ci ha anche regalato l’inaspettato scatenarsi di un tuono: uno solo, ma davvero imponente!
Era il tardo pomeriggio, dunque già buio, e con Joseph siamo andati al negozio della Singer a prendere dei pezzi di ricambio per la macchina da cucire che uso per i burattini.

Leggiamo un minipost su beppegrillo.it:

“Finalmente una buona notizia. Ogni tanto bisogna guardare il grande cielo azzurro e tirare il fiato. 70 giornali rischiano di chiudere. Finora sono stati finanziati dalle nostre tasse per raccontarci le loro balle virtuali. Franco Siddi, segretario generale della Federazione Nazionale della Stampa è preoccupato per il pluralismo dell’informazione, ma soprattutto per i soldi “Siamo a fine anno e non solo i finanziamenti pubblici all’editoria sono scesi da 114 milioni del 2011 a 60-70 del 2012. Ma non si riesce neanche a capire con esattezza quale sarà l’ammontare. Le imprese che stanno continuando a lavorare (?) stringendo i denti rischiano di arrivare a fine anno e scoprire che i fondi non saranno erogati. In quel caso l’unica strada sarà la chiusura“. Hip, hip, hurrà! Bye, bye giornali, è stato bello, anche grazie a voi, arrivare 61esimi al mondo per la libertà di informazione.”

Non so voi, ma io penso che denunciare il deficit di libertà di informazione di cui è affetta l’Italia e intanto gioire della chiusura dei giornali è quantomeno psicotico. Esistono soltanto il bianco o il nero, la luce o l’ombra, i buoni o i cattivi.

I giornalisti sono diventati i cattivi per Beppe Grillo? Purtroppo sembra sia così per tantissimi dei suoi sostenitori. Lui parla per slogan quando “risponde” alle domande dei cronisti, ma la maggior parte delle volte li insulta o li tratta a male parole.

Il fatto è che per far arrivare i propri messaggi, per arrivare a tante persone, Grillo spesso generalizza tutto, all’estremo. Non c’è spiraglio per un’alternativa in questo scritto, non sembrano affatto esserci quei giornalisti che invece raccontano con coscienza e con etica professionale le notizie e le storie, le situazioni e i fatti.

Semplicemente, preso atto del male che ha infettato gran parte della stampa italiana, il male delle non-notizie, allora l’unica strada proposta è che tutto crolli, che tutti i giornali chiudano. Invece che porre l’attenzione sul problema reale della mancanza di notizie e quindi di giornalismo vero, si incita, nemmeno velatamente, a detestare i giornali e i giornalisti, per cui chi fa parte del Movimento non può andare in televisione, deve evitare i giornalisti e se non lo fa viene additato come un egocentrico esibizionista.

Chi si propone come guida e come alternativa ad un sistema pieno di marciume dovrebbe cercare di ascoltare un po’ di più le domande che gli vengono fatte, e qualora si accorgesse di avere soltanto dei automi adoranti come pubblico, dovrebbe cercare spazi per spiegare spiegare e spiegare cosa ha in mente, cercando un contrappunto, qualcuno che lo pungoli. Come i giornalisti, ad esempio.