Forse per “ascoltare la volontà popolare” si intende tra le righe “quando questa è d’accordo con il governo”. Che bello, allora sono capace anche io di governare, se è così. Posso far approvare una legge dai tratti assurdi per poi andare a cercare i pochi che o non l’hanno capita e per pigrizia la difendono, o sono dalla mia parte e la difendono per partito preso, o sono abbagliati dalle menzogne che ho portato per difendere questa legge, o non sono toccati da questa legge. Parliamo di riforma della scuola.
Possiamo leggere su Il Fatto Quotidiano le dieci domande rivolte dall’assemblea delle scuole del milanese al ministro dell’Istruzione Gelmini.
“Tutelo l’istituzione da una protesta strumentalizzata politicamente”, ha dichiarato il ministro in una recente conferenza stampa.
Ella stessa ha chiesto quesiti precisi, “ai quali – ha detto – certamente risponderò”, e questi sembrano essere arrivati. Ora vedremo se emulerà il suo leader di partito, quando egli evitò per mesi le famose dieci domande di Repubblica.
L’assemblea delle scuole del milanese dunque ha stilato l’elenco delle domande, che spaziano dai tagli al tempo pieno alla riduzione del monte ore di quelle materie che nei proclami sembrano essere state potenziate, passando per i “contributi volontari”, gli alunni disabili poco seguiti, il numero massimo di alunni per classe, eccessivo:
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1. Lei sa che i tagli alle elementari hanno cancellato qualsiasi possibilità di realizzare il vero tempo pieno, fatto di tempi distesi e di compresenze, di lavoro in piccoli gruppi, di progetti, di uscite e laboratori per favorire l’apprendimento di tutti?
2. Cosa risponde ai genitori costretti a pagare un contributo “volontario” di 130/200 € in scuole che vantano, nei confronti del suo Ministero, crediti di 130/200.000 €?
3. I paesi Ocse spendono in media il 5,7% del prodotto interno lordo per il sistema scolastico e l’Italia il 4,5%, come lo spiega?
4. Sa che le 10.000 assunzioni a tempo indeterminato di questo anno coprono una percentuale insignificante dei posti che ogni anno servono alla scuola?
5. Come mai non c’è un insegnante di sostegno ogni due alunni con disabilità come prevede la legge, tanto che spesso questi alunni sono seguiti solo 4/6 ore a settimana?
6. Lei è al corrente del fatto che nelle scuola medie la sua manovra ha avuto l’effetto di cancellare laboratori di Arte, Musica, Tecnologia, Educazione fisica…?
7. Ritiene sia giusto rispettare la legislazione sulla sicurezza? Sa che le classi con un minimo di 27 alunni e un massimo di 35 per classe, imposte dalla sua manovra, sono proibite da norme vigenti che impongono un massimo di 25 alunni?
8. Aver cancellato le sperimentazioni nei Licei, ispirandosi alla riforma del 1923, risponde ad una esigenza di rinnovamento? Aver tolto ai Licei Artistici l’11% del tempo scuola e ai Linguistici il 17% equivale ad un “potenziamento dell’offerta formativa”?
9. Come giustifica l’aver ridotto drasticamente l’orario degli Istituti Professionali e Tecnici, tagliando su quelle materie che ha affermato di voler potenziare? Sa che le attività di laboratorio diminuiscono del 20/40%? Vuole che le forniamo le tabelle di confronto?
10. Quali motivazioni didattiche l’hanno spinta a eliminare ore di lezione, negli Istituti Tecnici e Professionali, anche nelle classi successive alle prime? Ritiene giusto che chi si è iscritto ad un percorso prima della “riforma”, scopra che è stato cambiato a metà strada?
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Ora, fare opposizione vuol dire proporre, non solo contrapporre. Proporre tra l’altro non si dovrebbe limitare al Parlamento.
Se nell’opposizione ci si mettesse a elaborare un piano nuovo, che prenda le mosse dai contrasti che esistono tra la riforma attuale e le richieste degli insegnanti, non potrebbe uscire qualcosa di nuovo, di diverso? Ascoltare il popolo è proprio questo, far tesoro dell’opinione di tutti, e credo che in questo caso nessuno meglio degli insegnanti sappia cosa serve a far funzionare la scuola. È un problema che c’è da sempre, quello dell’istruzione in Italia, e finora nessuna riforma lo ha migliorato.
Credo che se davvero si provasse a elaborare un piano alternativo, i guadagni, sotto ogni aspetto, sarebbero enormi: l’opposizione ne guadagnerebbe (finalmente) in termini di prestigio e autorevolezza, e potrebbe dimostrarsi capace di proporre realmente soluzioni nuove e condivise, andando in prima persona dagli insegnanti ad ascoltare le questioni e a ragionarci assieme.
Non mi sembra una scorrettezza “sfruttare” un problema degli avversari in questo caso: il danno ricade e ricadrà su tutti, e conoscendo come spesso purtroppo vanno le questioni in Italia (leggi anche “Ci stanno prendendo per…la scuola“), si rischia che il problema passi in sordina, che gli insegnanti e tutti i soggetti colpiti assieme a loro si ritrovino di nuovo abbandonati, inascoltati e magari malvisti dall’opinione pubblica, disinformata dalla maggioranza che vuole nascondere le verità, disinformata dall’opposizione che non gliele fa conoscere le verità.
Poi tutto passerò nell’indifferenza, scorrerà via tra acque melmose.
Insomma, se vogliamo davvero liberarci da questi lunghi anni di berlusconismo, da questa mentalità malata che ci ha addormentato la voglia di pensare un futuro, non risparmiamo in fantasia: che le idee fresche e giovani si facciano avanti, che gli anziani della politica facciano un passo indietro (ma aiutino…), che la discussione abbia, di nuovo, inizio!