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Ormai dovunque si sentono risuonare la frase di Steve Jobs: “stay hungry, stay foolish”. Jobs ha pronunciato quelle parole potenti e bellissime davanti a tanti ragazzi appena laureati, ed è per questo che hanno un significato così importante per noi giovani. Ascoltandole, ho pensato al periodo storico che stiamo vivendo e a tutte le difficoltà che liceali, universitari e ragazzi in generale devono affrontare.

Mio padre dice che, nonostante i nepotismi e i favoritismi, chi è davvero in gamba e si impegna duramente alla fine emerge e vede ripagati i suoi sforzi. E’ davvero così? Steve Jobs avrebbe potuto costruire il suo impero se fosse nato in Italia? Non credo. Chi, nella gerontocratica e immutabile Italia dei nostri giorni, investirebbe sull’intuizione di un ragazzo di vent’anni? Nessuno. Non per niente, i giovani più promettenti emigrano, mietendo spesso successi all’estero.

Attorno a me sento spesso storie di persone sabotate perchè, lavorando sodo e facendo fino in fondo il loro dovere, mettono in difficoltà i compagni d’ufficio fannulloni. Vedo concorsi universitari i cui esiti dipendono non dalla bravura e dalla motivazione dei candidati, ma dal volere del professore più potente, alla cui benevolenza deve appellarsi uno studente che speri di vincere. E noto con tristezza e sconforto che la scuola pubblica decade, affollata di studenti resi incapaci da promozioni facili e insegnanti non sempre all’altezza, affossata da riforme che dissanguano gli istituti e puntano a crescere una generazione di ragazzi incapaci di pensare criticamente ed ignoranti.

No, Steve Jobs non avrebbe potuto crescere qui. A chi avrebbe potuto rivolgersi per cercare di cambiare questa situazione? Ad un governo inadeguato, che si preoccupa di intercettazioni e bavagli invece che di lavoro e stabilità economica? Ad un’opposizione evanescente, che regge il gioco e non è in grado di sfruttare l’estrema debolezza dell’avversario per dare risposta al bisogno di sicurezza, legalità, occupazione, futuro di tutto il Paese?

Questo è il mondo che questo sistema, politico, imprenditoriale ed economico, ci sta lasciando. E che peserà su noi universitari per anni, per tutta la nostra vita. Se fossi rimasto con noi ancora un po’, Steve, forse avresti inventato qualcosa anche per questo. Come auspica Severgnini “se riesci a tirarci fuori un’app, mandacela giù”.

Momento di stallo. Generale. Io sono molto preso dallo studio, ma vedo che nel mio Paese potrebbe finalmente succedere qualcosa. Sentivo ieri Zucconi dire che per una volta l’Italia sembra non essersi dimostrata la repubblica “del giorno dopo”, procrastinatrice all’inverosimile. Tra l’altro è esattamente il mio pensiero sul nostro Stato: quando sembra che stia per succedere qualcosa di grosso alla fine, quasi sempre, non avviene mai! Sarà forse collegato al fatto che, come a volte si sente dire/ricordare, in Italia non c’è mai stata una vera e propria rivoluzione? Almeno in tempi recenti; non mi sento però di esprimermi con sicurezza, non mi considero un bravo studente di storia. Ma sento una spinta a saperne di più (e non mi importa molto che la festa sia tra un mese, non ho una scadenza precisa per diventare “italiano”!).

Domenica sono andato in piazza a Modena, assieme alla mia mamma, in mezzo alla “manifestazione delle donne“, che il nostro premier ha bollato come faziosa perché “contro la sua persona”. Ma che diamine, ha ragione! Sennò per cosa la si fa una manifestazione? L’obiettivo è liberarci di lui e del suo schifoso sistema di “governo”, oltre che (difficile!) della mentalità bacata che non comprende il concetto di dignità, come non considera nemmeno quello di rispetto.

Gran parte di chi ci governa sembra essere (più altro leggi “è”) al servizio di B. e io non dovrei arrabbiarmi? Come cittadino penso di godere di una Costituzione stupenda, ma che viene “interpretata” da chi ci governa. Se si può interpretare la Costituzione…non dovrei essere incazzato?

Sono usciti giusto oggi i nuovi cablo da Wikileaks, e riguardano il rapporto che c’è stato negli scorsi quattro anni almeno tra l’Italia e gli Stati Uniti: un paese in declino con un leader buffone?. Gran bel biglietto da visita, arricchito da scandali sessuali e recenti imputazioni, già mi immagino la scena: “Italiano?” – “Sì…” – “Ah bunga bunga Berlusconi!” – “…”

Ieri ho poi letto un articolo sul Fatto, che ci parla della “casta”: […] più passa il tempo, più i deputati consapevoli di non essere rieletti si avvicineranno spontaneamente a lui (Berlusconi, ndr), facendolo anche risparmiare. Il motivo risiede tutto nel fatto che gli attuali nominati, soprattutto alla Camera, in caso di elezioni anticipate perderanno il vitalizio; da questa legislatura, infatti, è in vigore la legge che prevede di aver portato a termine un’intera legislatura per poterlo ottenere e non più solo due anni, sei mesi e un giorno come era prima.

In effetti il sospetto c’era, e questa può essere una conferma: dove tutto va a rotoli, prima si salva il proprio, e poi il comune. Vedo incastonato in questo ragionamento il respingimento della proposta apparsa sul Fatto, che disegnava un gesto forte dell’opposizione come le dimissioni in blocco dei suoi parlamentari. Potrebbe bloccare e scuotere (quindi infine sbloccare!) il sistema istituzionale, ostaggio di pochi.

Rimango convinto che ci sono molte persone in Italia che sono nettamente migliori della media mediocre degli italiani, e quindi migliori di chi ci governa, che se vogliamo si trova spesso sotto questa media…suona da luogo comune, ma alla fine è un bastone a cui appoggiarsi un momento per pensare a come riscattare cultura, rispetto, Nazione ma soprattutto la dignità. Leggete questo articolo (Berlusconi è minoranza nel Paese) di Peter Gomez, datato 14 febbraio, il giorno dopo la manifestazione delle donne, contiene altri spunti per questa riflessione.

Forse per “ascoltare la volontà popolare” si intende tra le righe “quando questa è d’accordo con il governo”. Che bello, allora sono capace anche io di governare, se è così. Posso far approvare una legge dai tratti assurdi per poi andare a cercare i pochi che o non l’hanno capita e per pigrizia la difendono, o sono dalla mia parte e la difendono per partito preso, o sono abbagliati dalle menzogne che ho portato per difendere questa legge, o non sono toccati da questa legge. Parliamo di riforma della scuola.

Possiamo leggere su Il Fatto Quotidiano le dieci domande rivolte dall’assemblea delle scuole del milanese al ministro dell’Istruzione Gelmini.

Tutelo l’istituzione da una protesta strumentalizzata politicamente”, ha dichiarato il ministro in una recente conferenza stampa.

Ella stessa ha chiesto quesiti precisi, “ai quali – ha detto – certamente risponderò”, e questi sembrano essere arrivati. Ora vedremo se emulerà il suo leader di partito, quando egli evitò per mesi le famose dieci domande di Repubblica.

L’assemblea delle scuole del milanese dunque ha stilato l’elenco delle domande, che spaziano dai tagli al tempo pieno alla riduzione del monte ore di quelle materie che nei proclami sembrano essere state potenziate, passando per i “contributi volontari”, gli alunni disabili poco seguiti, il numero massimo di alunni per classe, eccessivo:

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1. Lei sa che i tagli alle elementari hanno cancellato qualsiasi possibilità di realizzare il vero tempo pieno, fatto di tempi distesi e di compresenze, di lavoro in piccoli gruppi, di progetti, di uscite e laboratori per favorire l’apprendimento di tutti?

2. Cosa risponde ai genitori costretti a pagare un contributo “volontario” di 130/200 € in scuole che vantano, nei confronti del suo Ministero, crediti di 130/200.000 €?

3. I paesi Ocse spendono in media il 5,7% del prodotto interno lordo per il sistema scolastico e l’Italia il 4,5%, come lo spiega?

4. Sa che le 10.000 assunzioni a tempo indeterminato di questo anno coprono una percentuale insignificante dei posti che ogni anno servono alla scuola?

5. Come mai non c’è un insegnante di sostegno ogni due alunni con disabilità come prevede la legge, tanto che spesso questi alunni sono seguiti solo 4/6 ore a settimana?

6. Lei è al corrente del fatto che nelle scuola medie la sua manovra ha avuto l’effetto di cancellare laboratori di Arte, Musica, Tecnologia, Educazione fisica…?

7. Ritiene sia giusto rispettare la legislazione sulla sicurezza? Sa che le classi con un minimo di 27 alunni e un massimo di 35 per classe, imposte dalla sua manovra, sono proibite da norme vigenti che impongono un massimo di 25 alunni?

8. Aver cancellato le sperimentazioni nei Licei, ispirandosi alla riforma del 1923, risponde ad una esigenza di rinnovamento? Aver tolto ai Licei Artistici l’11% del tempo scuola e ai Linguistici il 17% equivale ad un “potenziamento dell’offerta formativa”?

9. Come giustifica l’aver ridotto drasticamente l’orario degli Istituti Professionali e Tecnici, tagliando su quelle materie che ha affermato di voler potenziare? Sa che le attività di laboratorio diminuiscono del 20/40%? Vuole che le forniamo le tabelle di confronto?

10. Quali motivazioni didattiche l’hanno spinta a eliminare ore di lezione, negli Istituti Tecnici e Professionali, anche nelle classi successive alle prime? Ritiene giusto che chi si è iscritto ad un percorso prima della “riforma”, scopra che è stato cambiato a metà strada?

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Ora, fare opposizione vuol dire proporre, non solo contrapporre. Proporre tra l’altro non si dovrebbe limitare al Parlamento.

Se nell’opposizione ci si mettesse a elaborare un piano nuovo, che prenda le mosse dai contrasti che esistono tra la riforma attuale e le richieste degli insegnanti, non potrebbe uscire qualcosa di nuovo, di diverso? Ascoltare il popolo è proprio questo, far tesoro dell’opinione di tutti, e credo che in questo caso nessuno meglio degli insegnanti sappia cosa serve a far funzionare la scuola. È un problema che c’è da sempre, quello dell’istruzione in Italia, e finora nessuna riforma lo ha migliorato.

Credo che se davvero si provasse a elaborare un piano alternativo, i guadagni, sotto ogni aspetto, sarebbero enormi: l’opposizione ne guadagnerebbe (finalmente) in termini di prestigio e autorevolezza, e potrebbe dimostrarsi capace di proporre realmente soluzioni nuove e condivise, andando in prima persona dagli insegnanti ad ascoltare le questioni e a ragionarci assieme.

Non mi sembra una scorrettezza “sfruttare” un problema degli avversari in questo caso: il danno ricade e ricadrà su tutti, e conoscendo come spesso purtroppo vanno le questioni in Italia (leggi anche “Ci stanno prendendo per…la scuola“), si rischia che il problema passi in sordina, che gli insegnanti e tutti i soggetti colpiti assieme a loro si ritrovino di nuovo abbandonati, inascoltati e magari malvisti dall’opinione pubblica, disinformata dalla maggioranza che vuole nascondere le verità, disinformata dall’opposizione che non gliele fa conoscere le verità.

Poi tutto passerò nell’indifferenza, scorrerà via tra acque melmose.

Insomma, se vogliamo davvero liberarci da questi lunghi anni di berlusconismo, da questa mentalità malata che ci ha addormentato la voglia di pensare un futuro, non risparmiamo in fantasia: che le idee fresche e giovani si facciano avanti, che gli anziani della politica facciano un passo indietro (ma aiutino…), che la discussione abbia, di nuovo, inizio!

di Aristofane

La legge bavaglio ha ottenuto la fiducia al Senato. Il governo Berlusconi ha posto la trentaquattresima fiducia su un suo provvedimento. Un record. Ma è questa la volontà del re: decidere da solo, fregandosene della Costituzione, eliminando la discussione in Parlamento, silenziando le minoranze.

Ma, in questo caso, speriamo che la legge passi nella sua versione peggiore. Così potremo vedere se Napolitano firmerà questa ennesima porcata (come è probabile, visto che ha contribuito a redigerla) e verrà ancora una volta meno al suo ruolo di difensore della Costituzione e rappresentante della Repubblica. E poi assisteremo ad un’altra figuraccia del governo di fronte alla Corte Costituzionale o alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, che sicuramente inceneriranno la legge dopo il ricorso di qualche gudice, giornalista o semplice cittadino.

La disobbedienza civile annunciata da tanti giornalisti ed intellettuali è l’unica reazione possibile. A questo link potete trovare numerosi articoli sul tema, firmati da Saviano, Padellaro, Rodotà, De Magistris, Flores d’Arcais, Travaglio, Giulietti, Barbacetto, Ingroia e molti altri. Sono tutti impazziti, vaneggiano parlando di regime e di violazione dei diritti fondamentali, di impossibilità di svolgere le indagini? Non credo che nessuno, in buona fede, possa dirlo.

Intanto, come sempre, il PD annuncia opposizione strenua e feroce per poi lasciare da soli i senatori dell’IdV ad occupare per una notte l’aula del Senato. Come sempre il partito di Bersani, nel momento più importante, miagola e non fa vera opposizione. E si lamenta perchè perde autorevolezza ed elettori. Forse dovrebbe chiedersi qual è il motivo.

Quindi, avanti, che approvino questa legge bavaglio, salva-criminali, ammazza indagini. Assestino un altro colpo alla democrazia. Ci allontanino dalla libertà. Noi cittadini ci faremo sentire, come già stiamo facendo, ognuno con le armi che ha. Sicuri che, prima o poi, anche questo schifo di regime strisciante, ipocrita e criminale finirà. E noi giovani, in quel momento, noi persone oneste, perbene, volenterose, che abbiamo sopportato e faticato, guarderemo chi prima comandava cadere, e rideremo della loro inevitabile sconfitta.

(Leggi tutti gli articoli di giornalisti ed intellettuali contro la legge bavaglio e guarda il video di Camilleri, Beha, Colombo e tanti altri)

di Aristofane

Il Presidente della Repubblica ha firmato il cosiddetto “legittimo impedimento”, ovvero l’ennesima legge che permette a Berlusconi di evitare di farsi processare. Ancora una volta il capo dello Stato ha avallato l’intenzione del sultano di ergersi al di sopra di tutti, questa volta accompagnato dai suoi ministri. La nuova legge, infatti, andrà applicata al presidente del Consiglio ed ai ministri.

L’art. 1 della nuova legge, stabilisce che “costituisce legittimo impedimento a comparire nelle udienze dei procedimenti penali, quali imputati, il concomitante esercizio di una o più delle attribuzioni previste dalle leggi o dai regolamenti” inerenti l’attività di governo, “delle relative attività preparatorie e consequenziali, nonchè di ogni attività comunque coessenziale alle funzioni di governo”. Le disposizioni di questo articolo si applicano “fino alla data di entrata in vigore della legge costituzionale recante la disciplina organica delle prerogative del presidente del Consiglio dei ministri e dei ministri […] e, comunque, non oltre i diciotto mesi” dalla data di entrata in vigore della stessa legge. Ma l’aspetto più sorprendente della legge si scova se andiamo a guardare chi ha il compito di certificare gli impedimenti. Sarà Palazzo Chigi, ovvero Berlusconi e i suoi ministri, a comunicare al giudice quando, nei procedimenti che coinvolgono Berlusconi e i suoi ministri, Berlusconi e i suoi ministri non potranno partecipare alle udienze(piccolo gioco di parole rubato al Fatto Quotidiano).

Quei diciotto mesi sono giusto il tempo che serve al re ed alla sua corte per varare un nuovo lodo Alfano, stavolta costituzionale, oppure per ritornare alla vecchia, cara immunità parlamentare. Ma la strada, forse, non è così semplice come si può credere. Innanzitutto, sull’immunità parlamentare la maggior parte dei cittadini non è d’accordo (la percentuale si aggira intorno al 70%, e comprende anche gran parte dell’elettorato del centrodestra), e Berlusconi è troppo attento agli umori della gente per buttarsi a capofitto in un’operazione che gli causerebbe grossi danni d’immagine all’interno del suo stesso elettorato.

In secondo luogo, entrambe le soluzioni necessitano del procedimento di revisione costituzionale, la quale prevede che la legge debba essere approvata due volte da ciascuna Camera, che tra le due approvazioni debbano trascorrere almeno tra mesi e che nella seconda approvazione da parte di ogni Camera si deve raggiungere la maggioranza assoluta (ovvero la maggioranza dei componenti della Camera stessa, e non semplicemente la maggioranza dei votanti). Inoltre, può essere richiesto un referendum sulla legge (a meno che nella seconda votazione non si raggiunga una maggioranza di due terzi). In poche parole, non è una passeggiata, e non è detto che i berluscones riescano a farcela.

Starà anche all’opposizione fare fronte comune contro queste iniziative, facendo mancare i due terzi che servono a non andare al referendum, che sarebbe per il centrodestra una disfatta, vista la già ricordata avversione della gente nei confronti dell’immunità parlamentare. Per quanto riguarda il legittimo impedimento, Di Pietro ha proposto un referendum, unica arma contro questa legge vergogna. Il PD ha iniziato subito a pigolare, affermando che “il referendum è un’arma spuntata” e chiedendosi “e se poi lo perdiamo”. Non hanno ancora capito che l’importante è dare un segnale, far vedere che non si può accettare tutto e che certe cose non sono ammissibili. Che c’è ancora qualcuno che protesta, che non vuole solo stare a guardare senza aprire bocca, ma che rischia, decide, prende decisioni ed iniziative.

E’ ora che una parte la smetta di violentare Costituzione e democrazia, e l’altra si dia una svegliata.