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“Rifinanziamento per l’anno 2011 del Fondo esigenze indifferibili ed urgenti”. E’ questo il comma 40 dell’articolo 1 della manovra finanziaria che dovrà essere approvata. La dotazione di questo fondo è di 750 milioni di euro. Come vanno divisi questi soldi, a chi spettano? Proprio qui sta lo scandalo (ma forse questa volta la parola è perfino troppo leggera).

Facciamo un passo indietro. Dal 2006, anno in cui compare il 5 per mille, i contribuenti possono scegliere di destinare una piccola parte dell’Irpef (Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche) ad un’istituzione no profit a loro scelta: associazioni di volontariato, di ricerca scientifica e medica e così via. Gli importi derivanti dal 5 per mille sui quali queste associazioni possono contare variano di anno in anno, perchè è il governo che stabilisce ogni volta l’importo massimo da destinare al no profit.

E qual è stata la scelta che il governo ha fatto quest’anno? L’anno scorso erano stati dati 400 milioni di euro. Soldi che i cittadini hanno liberamente deciso di donare, con un atto di volontà che deve essere rispettato. Ebbene, sui 750 milioni di euro disponibili nel fondo, solamente 100 verranno destinati al 5 per mille. Il 75% in meno rispetto allo scorso anno.

Non ci vengano a dire che è un’operazione necessaria per mettere i conti in sicurezza, perchè soldi ce ne sono pochi e bisogna usarli con razionalità. Non ce la beviamo. Perchè dei 300 milioni di differenza tra 2010 e 2011 ben 245 verranno destinati alle scuole private (contro i 130 dello scorso anno), 30 ai giornali di partito e a quelli che beneficiano dei sussidi statali, 25 alle università non statali legalmente riconosciute (come la Bocconi e le università telematiche).

Questi soggetti riceveranno milioni di euro, mentre Emergency, Medici senza frontiere, Unicef, Airc, Fondazione San Raffaele, Ail, Aism, Lega del Filo d’oro, Telefono Rosa si vedranno negati i soldi che liberamente i contribuenti avevano deciso di donare loro.

Perchè questa mossa? Per quale motivo infierire, colpire le associazioni che fanno del bene, dirottando i loro soldi su istituzioni che hanno molto meno bisogno o non ne hanno affatto? La risposta è semplice. Siamo ormai in campagna elettorale. Gli ultimi, i disperati, i malati, i bisognosi contano molto meno degli altri. Non portano consenso, non portano voti.

Donne violentate, bambini sordociechi, malati di leucemia o di sclerosi multipla. Possono tutti essere sacrificati sull’altare del consenso e della vittoria, nel nome della brama di potere. Non c’è limite alla vergogna. Ogni giorno si scava sempre più in fondo. Azioni di questo tipo non fanno che creare un solco profondo. Distinguono l’Italia dai Paesi civili. Dentro di noi, allontanano dalla nostra coscienza il senso di umanità e di compassione che ci rende davvero esseri umani.

(Firma l’appello di Emergency)

Ricevo dalla newsletter di Emergency e pubblico (maggiori informazioni sul sito di Emergency).

Al Parlamento Italiano

Al presidente della Camera dei Deputati, Onorevole Gianfranco Fini
Al presidente del Senato della Repubblica Italiana, Onorevole Renato Schifani

Negli scorsi giorni, i giornali hanno riportato la notizia che la Commissione Bilancio della Camera dei Deputati ha esaminato il testo della nuova “legge per la stabilità”. Tale legge limiterebbe a 100 milioni di euro i fondi da destinare al “5 per 1000” con una riduzione del 75% rispetto all’importo dell’anno precedente. Tale ulteriore taglio si aggiunge a quelli effettuati al bilancio della cooperazione internazionale italiana, ai contributi alle istituzioni internazionali che aiutano i paesi in via di sviluppo e a quelli per la ricerca scientifica, universitaria e sanitaria.

Questi tagli si ripercuotono significativamente sull’operatività delle organizzazioni del terzo settore, che hanno dimostrato una professionalità molto elevata, oggetto di apprezzamento in Italia e all’estero.

Tagliare i fondi a disposizione del “5 per 1000” significherebbe anche limitare drasticamente la libertà dei cittadini di decidere come destinare la propria quota dell’imposta sui redditi direttamente a sostegno degli operatori del terzo settore.

Per queste ragioni chiediamo al Parlamento Italiano di intervenire per eliminare, nel testo della legge di prossima discussione, il tetto di 100 milioni di euro da destinare al “5 per 1000” per l’anno 2011, ripristinando quanto meno l’importo dei fondi previsti nell’anno 2010.

Ti chiediamo una mano: per dare più forza alla nostra richiesta serve anche la tua firma. Se sei d’accordo con noi, sottoscrivi l’appello su www.iononcisto.org e aiutaci a diffondere la notizia.



Un aggiornamento che mi sembra molto importante: sono stati liberati i tre medici di Emergency. Di seguito, da Repubblica.it, tutti i dettagli.

ROMA – Sono stati rilasciati Marco Garatti, Matteo Dall’Aira e Matteo Pagani, i tre operatori di Emergency arrestati l’11 aprile scorso a Lashkar Gah, nel sud dell’Afghanistan, dalle forze di sicurezza afgane, con l’accusa di aver partecipato a un complotto per compiere un attentato contro il governatore della provincia di Helmand. Lo rende noto un comunicato della Farnesina. I tre operatori, riconosciuti “non colpevoli” come attesta un comunicato del Nds, il servizio di intelligence afgano, sono stati condotto presso l’ambasciata d’Italia a Kabul e presto saranno rimpatriati con un volo speciale. “E’ un sollievo per noi tutti e, in primo luogo naturalmente, per i familiari”, ha commentato il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, rilevando che “il governo, e per esso il ministero degli Esteri, ha operato con accortezza e fermezza, aderendo alle preoccupazioni espresse da una vasta opinione pubblica”.

Anche cinque dei sei cooperanti afgani di Emergency, arrestati insieme ai tre italiani con la stessa accusa, sono stati rilasciati oggi a Kabul. Il sesto, sospettato di aver nascosto le armi nell’ospedale di Lashkar-gah, resta “in custodia”. Lo rende noto l’agenzia afghana Pajhwok citando un comunicato dell’Nds, i servizi di intelligence afghani.

Strada: “Fallito il tentativo di screditarci”. “Mi sembra una bella conclusione”, ha affermato il fondatore di Emergency, Gino Strada, aggiungendo però che “qualcuno ha cercato di screditare Emergency e il tentativo è fallito”. Dopo le tensioni con il governo italiano, il fondatore della ong ha ringraziato l’esecutivo per il contributo dato alla liberazione dei tre operatori che, ne è certo, “torneranno in Afghanistan”, e ha concluso il suo intervento con una battuta: “Invierò una maglietta di Emergency al ministro Frattini, come mi aveva chiesto”.

Frattini: “Ottenuto l’obiettivo”. Frattini ha espresso il suo più vivo compiacimento per la positiva conclusione della vicenda. “Abbiamo ottenuto quello che era il nostro obiettivo e cioè la libertà per i nostri connazionali senza mettere in discussione la nostra posizione di ferma solidarietà con le istituzioni afgane e la coalizione internazionale nella lotta contro il terrorismo in Afghanistan”, ha detto Frattini. Cher ha anche ringraziato il Pd “per la misura. Il titolare della Farnesina ha detto che i tre saranno trasferiti in Italia “nelle prossime ore con un volo speciale”, e ha spiegato che l’epilogo della vicenda “è il risultato dell’azione condotta dalla diplomazia italiana che ha agito con straordinaria professionalità e discrezione, nel rispetto delle istituzioni afgane che l’italia e la comunità internazionale stanno aiutando a crescere”. Poi ha “dato atto” a Cecilia Strada, figlia di Gino e presidente di Emergency, “di aver gestito la vicenda con sobrietà e evitando strumentalizzazioni, al contrario di una minoranza delle forze parlamentari che ha ottenuto come risposta i risultati di oggi”, ha sottolineato il ministro. “L’Italia il suo derby l’ha vinto” ha aggiunto il sottosegretario Gianni Letta.

La soddisfazione di Emergency. “Siamo felici che siano liberi, non avevo dubbi perché sono completamente innocenti – ha detto Cecilia Strada – Aspettiamo il loro rientro e il loro abbraccio con le famiglie. La loro liberazione è dipesa dal lavoro di tutti coloro che, sia in Italia che in Afghanistan, hanno cooperato per la loro libertà”. Quanto a un eventuale ritorno degli operatori in ospedale, Gino Strada ha detto che Emergency valuterà “il da farsi e la sicurezza della struttura. Non sappiamo cosa sia successo, ci sono punti oscuri, non è chiaro perché sia stata costruita questa trappola, questa montatura all’interno dell’ospedale. Spero che possa riprendere l’attività”. Comunque, ha assicurato il fondatore della ong, “non abbiamo mai detto di voler lasciare l’ospedale, che è stato occupato militarmente. Al nostro personale è stato impedito di andare a lavorare ma vogliamo stare lì perché quell’ospedale è la sola possibilità di cura della popolazione”.

Gli operatori: “Abbiamo vissuto momenti terribili”. “Sta cominciando adesso a capire che cosa è successo: poi ha dovuto interrompere la telefonata perché doveva restituire il telefono all’ambasciatore e perché gli avevano offerto un bicchiere di champagne”, ha detto il papà di Matteo Pagani, intervistato da Skytg24 subito dopo che aveva sentito il figlio al telefono da Kabul. “Un’emozione che ricorderò per tutta la vita”, assicura Paola Ballardin, moglie di Matteo Dell’Aira. Matteo, al telefono ha detto di essere “su di morale, forte” di stare bene, e ha salutato tutti. “Siamo molto contenti di essere fuori – ha detto Marco Garatti – abbiamo passato momenti terribili. Siamo soprattutto contenti di essere fuori con il nostro nome completamente pulito. La nostra reputazione e quella di Emergency sono intatte”.

di L’Albatro

Ieri (17 aprile) abbiamo visto la pubblicazione su repubblica.it di una lettera di Roberto Saviano rispetto alle dichiarazioni del premier del 16 aprile in materia di mafia e, più precisamente, di come Gomorra o la serie televisiva La Piovra abbiano pubblicizzato il potere criminale, che sarebbe “più famoso che potente”.

Il premier, in conferenza stampa si lancia all’attacco di questo “supporto promozionale alle cosche”, e poi ripete come una allegra filastrocca orwelliana i successi del governo nella lotta ai clan. Numeri da capogiro, ma sterilmente limitati ad autoammirarsi:

“[…]dobbiamo lavorare anche in questa direzione per far conoscere la volontà di questo governo di un’azione continuativa di contrasto alle organizzazioni criminali e i risultati che si ottengono i questo modo. Noi ci siamo posti come risultato della legislatura di avere in giro un numero possibilmente vicino allo zero di latitanti e di avere veramente distrutto le organizzazioni criminali sia la mafia che la camorra che la ‘ndrangheta insomma vogliamo fare di questa nostra attività un punto centrale e importante dell’azione di governo.

Queste parole sono trascritte da questo video. Consideriamo due aspetti:

1) bisogna lavorare per far conoscere la volontà del governo di un’azione continuativa di contrasto alle organizzazioni criminali: si sta, come al solito, mettendo in primo piano la figura del suo governo, per fregiarsi dei grandi numeri e dei “successi”, come se fossero unicamente un merito suo; obiettivamente, chi compie gli arresti, chi indaga e riesce a scovare i latitanti risultano essere le forze di polizia. Se poi ricordiamo i tagli che hanno subìto direi che se c’è qualcuno che può vantarsi sono proprio i nostri poliziotti. Ma ogni numero fa brodo.

2) La cottura di questa bella gallina sugosa che è l’Italia, continua con l’uso del tempo futuro: questo tempo verbale è tanto caro in tempo di campagna elettorale, ma diventa una malattia se rimane anche durante la legislatura. Ne ho già parlato in un precedente post (Pensieri antiitaliani – Parte II) con una bella immagine che ritrae i titoli di molti quotidiani, dove in sequenza leggiamo il posticipo progressivo della riduzione delle tasse, promessa sempre da Berlusconi. Il “faremo” suona imponente, perché dà l’idea di grandi progetti, di grandi successi. Il governo odierno è in carica da ormai due anni, e mi suona come una gran presa in giro questo “vogliamo fare”. Mi risulterebbe più sincero uno “stiamo facendo”, che sarebbe in linea anche con i numeri che urlano con tanta gioia. Ma sta tutto dentro uno schema ben preciso: diamo continuamente l’idea di iniziare con progetti grandiosi, per affiancarli ai già grandi successi che presentiamo. Cosa può volere di più un cittadino medio, specie adesso che c’è una grande difficoltà chiamata crisi?

Ma dopotutto questo è il governo del fare. Prendiamo il termine “azione continuativa“. Se pensiamo ai farmaci, succede che spesso questi si limitino a curare i sintomi, e non la malattia vera. Bene, l’azione continuativa è esattamente questo tipo di farmaco. L’agire è rivolto totalmente a catturare i delinquenti e sequestrare i beni di cui la mafia si è già impadronita. Manca la prevenzione. Chi ha sentito di operazioni concrete per salvaguardare campi come la sanità, gli appalti, la tutela dei commercianti? Sono sicuro che in molti casi questi strumenti ci sono e funzionano, ma non vengono potenziati né pubblicizzati. Cosa pensa un commerciante che è costretto a pagare il pizzo (se non vuole trovarsi la bottega in fiamme) degli annunci roboanti della cattura dei boss? Sa che ne arriverà un altro a breve, sa che se chi riscuote il pizzo viene catturato, presto verrà sostituito.

In fondo avere un nemico costante da combattere è comodo, utile nel campo del consenso a breve termine: basti pensare a Emmannuel Goldstein, il Nemico del Popolo, la figura immaginaria che “il Partito”, in 1984 di George Orwell, ha inventato per usare come valvola di sfogo del proprio popolo, durante i due Minuti d’Odio giornalieri, momenti in cui le persone, poste davanti ad un teleschermo vedono il nemico e possono insultarlo liberando tutta la loro bassa e repressa forza rabbiosa.

Per questo bisogna essere prudenti prima di andare a tagliare davvero le gambe alla mafia: togli le fonti che la alimentano? Togli il serbatoio costante di numeri, consenso, voti. Questo fa  schifo. Chiunque minacci il potere viene zittito, ma con i modi più subdoli e striscianti: una dichiarazione qui, una mezza accusa di là. Come giustifichiamo le nostre truppe in Afghanistan? Come giustifichiamo il sostegno ad un governo locale che cerchiamo di tenere in piedi con le armi (non si può esportare la democrazia…) che provvede a sequestrare tre medici soltanto perché curano chiunque, senza distinzione di sorta? In nessun modo, ma il fatto che Emergency esista, e che si sia trovata in questa assurda situazione può far tornare l’attenzione su questo conflitto poco definito, lontano: è meglio presentare i tre sequestrati come degli individui non meglio definiti, forse addirittura in odor di terrorismo…(vedi post Io sto con Emergency)

Ma mettere a tacere queste persone non è cercare di imporre il silenzio sull’argomento mafia? Certo che sì: siamo all’omertà di governo. Come facevano nei regimi totalitari a risolvere un problema? Semplicemente i media controllati non ne parlavano più. In poco tempo la massa perdeva il ricordo della questione e il problema era come se non fosse esistito.

Per combattere la mafia bisogna parlarne: è o non è un potere celato, nascosto? Parlarne sempre di più non solo aiuta ad indebolirla, ma si autoalimenta in questa azione: una persona troppo impaurita per parlare, se vedesse che sempre più persone coraggiose denunciano i crimini della mafia potrebbe trovare più slancio per uscire allo scoperto, se vedesse che queste persone sono tutelate in modo sicuro e non accusate dal Presidente del Consiglio di pubblicizzare ciò che le opprime, si creerebbe un circolo virtuoso per combattere davvero questo cancro maledetto italiano.

È grave che il Presidente del Consiglio abbia speso delle parole così dure su chi rischia la vita perché vuole un paese più libero. È come venir tramortiti dal proprio body-guard.

di Aristofane

Poche parole per esprimere il pieno supporto e la totale solidarietà ad Emergency, che dal 1999 è in Afghanistan a curare le vittime di una guerra che si trascina ormai da troppo tempo. Dei veri medici curano tutti, senza distinzioni politiche o di opportunità, e questo è lo spirito che muove Gino Strada e la sua associazione, che è indipendente e completamente neutrale, apolitica. Ma spesso, anche chi è neutrale diventa un testimone o un osservatore scomodo. E ora, in seguito al rapimento dei tre italiani e degli altri medici afghani, il centro chirurgico di Emergency a Lashkar-gah ha dovuto chiudere, per la gioia dei centinaia di cittadini afghani che vengono curati dai medici dell’associazione ogni giorno.

Per testimoniare la nostra vicinanza ad Emergency e, soprattutto, a Marco Garatti, Matteo Pagani e Matteo Dell’Aira (foto sotto), i tre medici arrestati senza che sia stata formulata nessuna accusa precisa (e viste le inutili, ed anzi dannose, iniziative del governo e gli strilli dei giornali di regime), è importante firmare l’appello presente sul sito dell’associazione di Gino Strada, che trovate qui.

Io sto con Emergency.

(Qui trovate un bell’articolo di Gianni Barbacetto su Emergency)