Su repubblica.it è stato aperto uno spazio dedicato agli italiani all’estero. Invitando questi connazionali a condividere via mail ciò che si dice “di noi”, “del nostro Paese”, all’estero, in neanche due giorni sono già giunte tantissime testimonianze, tutte raccolte in questa pagina: L’Italia vista da fuori, i messaggi dei lettori.
Sono moltissimi, io sono arrivato a leggerne solo alcuni, ma vorrei segnalarvene uno in particolare: cercate “all’Ikea di Barcellona”.
Non so se è il senso di impotenza. Perché se già nel Paese che ha la maggior “densità” di arte e cultura è difficile studiare e lavorare, andando all’estero, oltre al fatto non trascurabile di essere lontani da casa, risulta ancora più arduo vivere e farsi rispettare: i buffoni d’Europa, gli zimbelli del continente, la repubblica delle Banane.
Mentre scrivo con i Baustelle in sottofondo saltano nella mente questi versi, prepotenti:
“No, ci salveremo disprezzando la realtà
e questo mucchio di coglioni sparirà
e ne denaro e ne passione servirà
gentili ascoltatori siamo nullità”
(Baustelle – I mistici dell’Occidente, da “I mistici dell’Occidente”, 2010)
Sembra proprio l’unica soluzione: dare l’attenzione che si meritano queste vicende, queste persone, smontarle con i fatti, le notizie, le domande scomode, senza urlare ma con l’occhio serio e la mente fredda. Gentili ascoltatori, siamo nullità finché stiamo comunque fermi, finché ci indignamo e basta, finché non teniamo sempre alta la guardia e l’attenzione ai particolari, ai principi e ai valori che non sono morti, andati, perduti, ma sono solo in uno stand-by forzato e imbambolato.