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E così siamo in guerra. Dopo gli accordi, le dichiarazioni di amicizia, i baciamano e le ridicolaggini assortite di quest’ultimo anno, siamo in guerra con la Libia. Con “l’amico Gheddafi”. Come sempre, la cialtroneria regna sovrana. Pensate un po’, l’articolo 4 comma 2 dell’accordo con il Paese del raìs recita: “L’Italia non userà nè permetterà l’uso del proprio territorio in qualsiasi atto ostile contro la Libia”. Promesse da marinaio.

Ora, intendiamoci. Io sono assolutamente convinto (come penso dovrebbero essere tutti) che sia necessario tutelare e far rispettare i diritti umani dovunque. Ed in Libia, sarebbe scorretto non ammetterlo, questi diritti erano violati sistematicamente. Esempi ne siano gli spari e i missili sulla folla. Inoltre, aderendo all’ONU, la Libia ha accettato, come tutti gli altri Paesi facenti parte dell’organizzazione,  l’eventualità che le forze delle Nazioni Unite possano intervenire sul territorio per far rispettare i diritti umani, il diritto umanitario. Un governo è infatti autorizzato a combattere gli insorti, è suo diritto. Ma deve farlo rispettando il diritto umanitario, appunto, come codificato nel Secondo Protocollo addizionale del 1977 alle Convenzioni di Ginevra del 1949. Se non rispetta quanto qui previsto, poichè viola il diritto umanitario ed ha aderito all’ONU, l’organizzazione può intervenire.

Quindi non è il fondamento giuridico dell’intervento il problema. Ma questa guerra si poteva evitare. Possibile che ci siamo accorti solo ora che Gheddafi viola i diritti umani? Non era sanguinario quando gli vendevamo le armi, insieme a molti altri Paesi che ora gli fanno la guerra? Non uccideva gli oppositori mentre facevamo con lui gli accordi per la costruzione di un enorme gasdotto (Greenstream) per collegare Libia ed Europa? Era un liberale e moderato quando abbiamo concluso l’accordo che avrebbe portato meno immigrazione nel nostro Paese (condannando a morte moltissimi migranti)?

E così paghiamo ora il costo del nostro mancato ruolo di mediatori tra le parti. Se avessimo una politica estera ed un governo e una politica che si possano definire tali, avremmo dovuto avere un ruolo di primo piano in questa vicenda, per porci come intermediari e cercare di aiutare a trovare una soluzione. E invece noi siamo stati a guardare, mentre tutti gli altri impiegavano tempi biblici per giungere ad una soluzione, lasciando che la situazione libica peggiorasse di ora in ora. Era necessario un intervento immediato, che sarebbe potuto essere non militare. La guerra non dovrebbe mai essere la soluzione.

Rimane un’ultima domanda. Dov’era l’ONU al tempo della guerra americana in Afghanistan? Perchè non ha imposto, al tempo, una no fly zone per evitare agli aerei degli USA di fare strage di civili (160 mila morti di cui 32195 bambini, dati del Pentagono)? Perchè non ha detto nulla sul bombardamento americano con bombe al fosforo bianco (proibite da cinque convenzioni internazionali per i combattimenti contro obiettivi civili) su Falluja (Iraq), nella notte tra l’8 e 9 novembre 2004? Perchè non si è intervenuti nella Cecenia massacrata da Putin (250 mila morti su una popolazione di un milione di abitanti), in Tibet contro l’occupazione cinese, in Darfur (massacrato, stuprato e mutilato un milione di persone), in Ruanda? Cos’abbiamo da dire su questi casi, che sono solamente degli esempi?

La verità è che le scelte sono, come sempre, politiche. Non si vanno mai a sindacare, censurare o sanzionare le decisioni (per quanto orribili) di USA, Cina, Russia e compagnia, che quindi fanno quello che vogliono, infischiandosene di convenzioni e diritto internazionale. E invece ci occupiamo solo di Paesi che non hanno posizioni di particolare forza a livello internazionale (e ricchi di materie prime). Belle ipocrisia.  E tutto questo è insopportabile, soprattutto perchè rischia di far venire meno la legittimità e la credibilità degli interventi che realmente mirano a garantire il rispetto di diritti umani dove ce n’è necessità.

Quello che è sicuro è che siamo in guerra e ci sarà poco da dire se, uno di questi giorni, un missile libico colpirà il nostro territorio. Spesso, soprattutto in questi casi, si sa dove si inizia, ma non dove si va a finire.

Sono ore molto confuse. Tutto il mondo guarda alla Libia e al Giappone. In entrambi i Paesi la situazione è caotica ed evolve rapidamente, e i siti di informazione sono in continuo aggiornamento.

Questa notte il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha adottato la risoluzione 1973, con la quale autorizza gli Stati membri ad adottare “tutte le misure necessarie” per proteggere la popolazione civile. Questo significa che gli Stati membri potranno intervenire con l’uso della forza, per porre fine alle violazioni dei diritti umani perpetrate da Gheddafi e dal suo esercito. La risoluzione,  in particolare, stabilisce il divieto di sorvolo dello spazio aereo libico al fine di proteggere i civili (c.d. “no-fly zone”); istituisce de facto un bando ai voli di aerei libici fuori dallo spazio aereo libico; rafforza il bando al traffico di armi con la Libia e ribadisce le sanzioni individuali, già stabiliti con la precedente risoluzione (numero 1970).

Oggi, Gheddafi ha annunciato il cessate il fuoco, affermando di non voler più porre in essere alcuna azione militare. Ma i ribelli sono scettici, e pare la pensino allo stesso modo anche USA e Francia. Vedremo come si evolverà la situazione nelle prossime ore.

In Giappone, intanto, la tensione è sempre altissima. Nei giorni scorsi si è tentato di abbassare la temperatura dei reattori co elicotteri e cannoni ad acqua, purtroppo con scarsi risultati. Tutto il mondo resta col fiato sospeso, mentre i giapponesi non credono alle informazioni che arrivano dal governo (giudicate troppo ottimiste), e organizzano delle piccole proteste. Intanto l’Aiea (Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica) alza il livello della gravità della situazione da 4 a 5 su una scala di 7. Gli Stati Uniti hanno anche inviato aerei spia senza pilota per raccogliere informazioni sullo stato dei reattori,mentre il commissario europeo per l’Energia Guenther Oettinger parla di nuovi “sviluppi catastrofici probabili”.  L’idea che sta prendendo corpo in queste ore è quella di chiudere i reattori in un sarcofago di cemento armato e di seppellirli, come fu fatto a Cernobyl nel 1986.

Qui sotto lo sconvolgente video (andato in onda ieri sera ad Annozero) sul disastro giapponese: prima la terribile scossa e poi il muro d’acqua (dopo una breve intervista ad un esperto mondiale di nucleare).

È rivolta in Libia. Come in gran parte del nord Africa.

Carri armati nelle strade, frange dell’esercito che disertano, e fuggono con gli aeromezzi a Malta.

Non vogliono eseguire gli ordini, infatti…

…250 morti per i caccia dell’esercito libico che hanno sparato su un un corteo.

Puntavano alla casa del colonnello (i manifestanti), che alcune notizie danno in fuga verso il Venezuela.

Intanto si preparano degli aerei per portar via i nostri connazionali, molti sono già qui.

Con loro anche alcuni studenti libanesi, che però ci tengono a sostenere il dittatore, una volta intervistati.

Intanto piazza affari a Milano chiude in netto calo. Quasi meno 4%.

L’Unione Europea condanna senza appello ciò che sta accadendo in Libia per mano del “governo”.

Ban Ki Moon dall’ONU chiama Gheddafi per intimargli di cessare con la repressione.

Ma da Parigi un dissidente libico avverte di un possibile ricatto. “Fonti sicure”.

Rivolto all’Europa intera: Gheddafi vuole spedire nel continente europeo gli immigrati clandestini che si nascondono a Tripoli.

Minaccia di interrompere la cooperazione per quanto riguarda l’immigrazione clandestina (ricordo che qualche tempo fa aveva chiesto cinque miliardi per fermare gli sbarchi…o l’Europa sarebbe diventata “nera”).

Ma mi viene in mente solo un’immagine, un fotogramma.

 

…grazie ancora, Presidente!