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Domenica e lunedì ci troveremo davanti anche una scheda grigia. E’ quella che contiene il quesito sul nucleare. Il governo ha provato in ogni modo a farlo fuori, con moratorie-patacca, proclami sull’inutilità di un voto dettato dalla paura e altre menate simili. Ma Cassazione e Corte Costituzionale gli hanno dato torto, e il referendum si terrà anche su questo fondamentale tema.

Le ragioni per dire no al nucleare sono tantissime, ne abbiamo scritto più volte. Riassumiamo le più importanti.

Il nucleare ha bisogno dell’uranio, che è presente in quantità scarsissime, costa sempre di più e forse finirà prima del petrolio. Le scorie radioattive rimangono per sempre (e non esiste posto al mondo dove possano essere definitivamente stoccate, visto che a contatto con l’acqua esplodono e non c’è posto sulla terra dove l’acqua non arrivi mai, secondo quanto dicono autorevoli studi), mentre la CO2 è evitabile, puntando sulle energie rinnovabili. Nessuna assicurazione al mondo assicura una centrale nucleare, visto che, per quanto i sistemi di sicurezza possano essere avanzati, terremoti, altri eventi naturali o guasti tecnici possono sempre capitare (Giappone docet); l’Italia, poi, è un paese sismico. Costruire una centrale costa miliardi (circa 10) e ci si mettono anni, altri miliardi ci vogliono dopo venti o trent’anni per chiuderla. E chi paga? Provate ad indovinare.

Inoltre, anche senza incidenti, nei dintorni delle centrali le percentuali di malattie di un certo tipo aumentano, grazie alle radiazioni (ne parla Mario Tozzi nel video sottostante). Inoltre, il nucleare non ci renderebbe indipendenti energicamente, visto che, al posto del petrolio, dovremmo importare l’uranio e la tecnologia per costruire i reattori (dalla Francia). Per quanto riguarda l’incidenza dell’energia atomica sul nostro fabbisogno energetico, entro il 2020 le fonti rinnovabili, insieme a misure di efficienza energetica, sono in grado di produrre quasi 150 miliardi di kilowattora, circa tre volte l’obiettivo di Enel sul nucleare, tagliando drasticamente le emissioni di CO2. L’atomo non è quindi necessario.

Last but not least: gli obiettivi europei per le fonti rinnovabili e l’efficienza energetica al 2020 valgono il triplo del piano nucleare di Enel in termini energetici e creerebbero almeno 200 mila nuovi posti di lavoro “verdi” e dunque 10-15 volte l’occupazione indotta dal nucleare.

In conclusione, l’energia nucleare non serve, è pericolosa, inquinante e dannosa. Ce la vogliono propinare perchè ci sono interessi giganteschi dietro la costruzione delle centrali, che muoverebbe miliardi e miliardi di euro e probabilmente anche perchè la Francia, avendo comprato una buona fetta del nostro debito pubblico, ci tiene per le palle.

Una cosa che non sento mai dire da nessuno riguarda il fatto che dobbiamo renderci conto che l’obiettivo primario non deve essere produrre più energia per far fronte a bisogni energetici sempre crescenti. E’ necessario invece diminuire il fabbisogno energetico, consumare meno eliminando gli sprechi, costruendo case in modo intelligente, razionalizzando l’utilizzo dell’energia. Questo è il futuro. E’ fondamentale per salvare noi e tutto il pianeta.

Da ilfattoquotidiano.it, un articolo tratto dal blog di Peter Gomez.

(Le ultime news sull’emergenza nucleare in Giappone, passata ad un livello 6/7 su 7)

La buona notizia è che in realtà sul nucleare italiano niente è per davvero deciso. Nonostante la legge sull’atomo e l’accordo siglato lo scorso anno con la francese Edf e l’Enel il nostro Paese ha tutto il tempo per cambiare idea e darsi una diversa politica energetica. Quella cattiva è che le nostre classi dirigenti non hanno nessuna voglia di riflettere. Tanto che per ora la maggioranza riesce solo a ripetere a pappagallo: “Andiamo avanti”.

Eppure in qualunque nazione seria (ma la nostra purtroppo non lo è) ciò che sta accadendo in Giappone sarebbe da tutti presa per un’occasione di vero dibattito e approfondimento. Anche dai pro-nucleare. Chi sostiene l’atomo senza se e senza ma, spiega infatti che le centrali nipponiche sono in crisi perché di vecchia generazione. E pur sorvolando sull’ancora irrisolta (e fondamentale) questione delle scorie, afferma che nelle nostre (terza generazione) incidenti simili non potranno accadere. È vero? È falso? I ministri Renato BrunettaPaolo RomaniStefania Prestigiacomo che tanto si stanno spendendo per i costruendi reattori hanno la competenza tecnica e la gentilezza necessaria per rispondere?

In queste ore, del resto, le due obiezioni principali utilizzate per contrastare chi si schiera contro le centrali, appaiono prive di senso. È sbagliato dire, come fa la politica, che intanto l’Italia è circondata da reattori e che è quindi inutile rinunciare all’atomo, perché volenti o nolenti si è alla mercé di ciò che accade oltre-frontiera. Come dimostrano i piani di evacuazione, in caso d’incidente, sta peggio chi risiede vicino alle centrali. Non chi sta lontano.

Inoltre è ancora più sbagliato insistere troppo sui pur corretti ragionamenti di tipo economico-ecologico. Visti i progetti italiani, fa solo sorridere chi ripete che il petrolio costa troppo e che bisogna rendersi indipendenti dagli inquinantissimi e non illimitati combustibili fossili. I trenta miliardi di euro che si vogliono investire nei nuovi impianti riusciranno forse a essere produttivi tra 15 anni. Considerati i tempi tecnici e quelli legati alla nostra burocrazia è velleitario pensare che i reattori italo-francesi possano entrare in funzione prima. E sorprende che in pochi sottolineino (lo fa però Emma Bonino) come una volta accesi serviranno per coprire solo il 4 per cento del fabbisogno energetico del Belpaese.

Sarebbe dunque utile che qualcuno tra quelli che sostengono di essere al governo spiegasse ai cittadini cosa si intende fare nei prossimi tre lustri. Rimaniamo appesi ai voleri del Gheddafi o delPutin di turno? O magari ci attrezziamo con soluzioni alternative come accade in Germania e negli Stati Uniti?

I nostri sedicenti governanti lo faranno? Difficile crederlo. Anche se un colpo di scena è ancora possibile. Legato, purtroppo, non a una matura riflessione, ma ai sondaggi.

Il premier Silvio Berlusconi sa che se la situazione in Giappone (Dio non voglia) peggiora ancora, per lui i referendum di giugno si risolveranno in una clamorosa debacle. La possibilità che le consultazioni riescano a ottenere il quorum già adesso è concreta. E domani potrebbe esserlo ancor di più. Ma una sconfitta del genere un esecutivo debole come il suo non può permettersela. Specialmente perché i cittadini rischiano di bocciare non solo il nucleare e le norme sull’acqua privatizzata, ma pure la legge sul legittimo impedimento. Una norma che la Corte Costituzionale ha svuotato, ma che è una norma simbolo. Se gli elettori la cancellano, vuol dire che vogliono cancellare pure lui, l’amato premier.

Non per niente il presidente del Consiglio tace o parla d’altro. Sta cercando di capire come butta. Se il rischio quorum aumenterà ancora cercherà di correre ai ripari. Magari intervenendo per decreto. Berlusconi lascerà così il paese senza centrali. E ovviamente non metterà in piedi un vero piano di politica energetica alternativa. Ma almeno avrà tutto il tempo per occuparsi di ciò che per lui è davvero importante: le toghe e la giustizia.

Da qualche giorno sui più diffusi quotidiano nazionali (Corriere, Repubblica), ma in generale su tutti i quotidiani nazionali (meno il Fatto) appaiono delle pubblicità formate da grossi scacchi neri e bianchi. Al loro interno, frasi sull’energia nucleare. Nero è contro, bianco è pro. Sottile gioco psicologico. Il Forum nucleare italiano chiede la nostra opinione, ma in realtà ci suggerisce, in maniera subdola, quale dovrebbe essere (il presidente del Forum è Chicco Testa,quello che voleva spaccare la faccia a Tozzi).

Le pubblicità (più spot come quello del video soprastante che appariranno su Mediaset, Sky, La7, Rai e in stazioni, aeroporti, web, cinema) è la parte principale della massiccia campagna che Enel sta portando avanti per promuovere il nucleare nel nostro Paese, stanziando circa 20 milioni di euro per l’operazione. Vorremmo sapere anche chi paga, quanti finanziamenti provengono da enti pubblici e statali.

Ma è la prima volta che assistiamo ad una campagna pro atomo di queste dimensioni. Oggi, con Sette (allegato del Corriere), c’era in regalo un dvd con la seguente didascalia: “Alessandro Cecchi Paone ci accompagna alla scoperta dell’energia nucleare […] per farci conoscere da vicino una tecnologia sicura, rispettosa dell’ambiente, capace di ridurre la dipendenza energetica dall’estero e rilanciare lo sviluppo del nostro Paese”. San Nucleare insomma, meno male che c’è. Non si capisce perchè non l’abbiamo ancora adottato.

Forse perchè tutto questo non è vero. Prendiamo le frasi della pubblicità del Forum prima citata, quella che appare sui giornali: “”Ci spaventano i residui radioattivi, ma non i miliardi di tonnellate di CO2 che immettiamo nell’atmosfera… pensiamo che il nucleare sia costoso però non pensiamo a quanto potrebbe farci risparmiare sulla bolletta… la tecnologia a rischio zero non esiste ma forse non sappiamo che gli scienziati ci garantiscono altissimi livelli di sicurezza… ci preoccupiamo per il futuro dei nostri figli ma non del fatto che tra 50 anni non potranno più contare solo sull’energia da combustibili fossili“.

Vediamo un po’: il nucleare ha bisogno dell’uranio, che è presente in quantità scarsissime, costa sempre di più e forse finirà prima del petrolio; le scorie radioattive rimangono per sempre (e non esiste posto al mondo dove possano essere definitivamente stoccate, visto che a contatto con l’acqua esplodono e non c’è posto sulla terra dove l’acqua non arrivi mai, secondo quanto dicono autorevoli studi), mentre la CO2 è evitabile, puntando sulle energie rinnovabili; nessuna assicurazione al mondo assicura una centrale nucleare, visto che i livelli di sicurezza non sono altissimi. per niente; costruire una centrale costa miliardi e altri miliardi ci vogliono dopo venti o trent’anni per chiuderla. E chi paga? Provate ad indovinare.

La verità è che ci sono enormi interessi dietro all’energia nucleare. Soldi, soldi, sono sempre loro il motivo. Se ne sbattono di malattie, rischi e costi e del referendum che gli italiani hanno fatto nel 1987 e con il quale si sono espressi contro l’energia nucleare. Questa storia deve finire, perchè questa campagna è propaganda, non informazione. Qualsiasi giornale o tv si presti ad accogliere la pubblicità è complice, vende la sua dignità e credibilità per denaro. E’ ora di finirla.

Dopo Natale, pubblicheremo un articolo nel quale smentiremo le bugie che Umberto Veronesi, altro volto che si è prestato agli spot pro nucleare, rifila agli italiani. Intanto date un’occhiata al decalogo antinucleare di Greenpeace.

Stay tuned.