di Aristofane

“Spero in un’alzata di schiena, perfino in una rivolta contro il malcostume, la delinquenza ed anche il silenzio di chi sa, di chi vede. Ci sono tante persone che lavorano bene in questo Paese, che lo tengono a galla facendo anche il lavoro degli altri. C’è una forte spina dorsale. Io spero nella saturazione di questa spina dorsale. Spero che chi ne fa parte una mattina si svegli e dica basta“.

Questa è stata la frase che più mi ha colpito ieri sera, quando ho assistito all’intervento di Milena Gabanelli al Festival dell’Economia (Trento, Teatro Sociale, ore 21). Una bella chiacchierata della giornalista con un corrispondente di El Pais, uno dei principali giornali spagnoli. Un intervento pieno di contenuti, di consigli e di spunti.

Milena Gabanelli racconta di essersi laureata in storia del cinema al DAMS di Bologna. Si è sempre data da fare, svolgendo innumerevoli lavoretti, perfino la venditrice di mobili nel weekend in Brianza. Nel 1997 ha iniziato a lavorare in RAI, creando Report, programma assolutamente innovativo per quell’epoca. Le inchieste, in RAI, non esistevano, soprattutto sugli argomenti che quelle prime puntate toccavano. Dopo qualche anno, la virata verso temi economici. La Gabanelli spiega questo cambio di rotta con la sua assoluta ignoranza in tema di economia. “Visto che la maggior parte delle persone non capisce questo genere di cose, perchè non provare a spiegarle attraverso la nostra trasmissione? In questo modo si può aprire uno squarcio e far capire alla gente le cose, anche se sono complesse”. La prima puntata “economica” fu sul debito pubblico. E fu un successo.

Ad una domanda sulla legge bavaglio, la conduttrice di Report spiega come, a suo parere, serva una legge che tuteli la privacy (anche se in realtà già esiste, n.d.a.), ma che basterebbero due minuti per farla. Invece da giorni e giorni si discute di questa legge su intercettazioni e stampa, che la Gabanelli considera sbagliata. “Non si può fare una legge per decidere quanto non devi sapere. L’opposizione è inesistente, ma anche il popolo italiano, però, si fa veramente poco sentire.”

E si arriva così al capitolo cause civili. L’ammontare totale delle cause ricevute è di 300 milioni di euro. “Le cause civili strangolano chi non ha fondi per le spese legali, i piccoli editori o i giornalisti che non hanno le spalle coperte. Ma la cosa terribile è che il 70% di queste cause sono pretestuose, ed il sistema non dovrebbe permettere queste cause intimidatorie. Nel diritto anglosassone, ad esempio, se la causa intentata si basa sul nulla si è condannati a pagare una somma punitiva. Ma in quel Paese la libertà di stampa è un valore civile.” I politici non querelano molto Report; lo fanno di più gli imprenditori, Geronzi, Ligresti e Moretti in testa. Poi le compagnie telefoniche, Urbani e perfino Masi, ora direttore generale della RAI.

Parlavamo all’inizio di spina dorsale. Ed è proprio quella che la Gabanelli dimostra di avere ogni domenica, e che sa che una parte di questo Paese ha. Un Paese che da trent’anni è dato per morto, finito, ma che resiste e continua a lottare. Ed è quello che bisogna fare, credere di poter cambiare le cose, di essere importanti e di non credere di non contare nulla. Perchè ognuno di noi, partendo da una cosa piccola, infinitesimale, può fare la sua battaglia di libertà, può decidere cosa fare della sua vita e, in parte, di quella degli altri. Con le sue scelte.

Conclude la Gabanelli: “Non serve a niente lamentarsi e basta. Dire che sono tutti uguali, che tanto le cose non cambieranno mai. In realtà le cose possono cambiare. Dalle cose che si vengono a sapere e che si scoprono possono nascere grandi cambiamenti (per quanto riguarda Report, i servizi sui quadri di Tanzi e sul decreto salva-manager sono un esempio). Il cittadino informato ha delle armi in più, che muovono le sue scelte e gli permettono di cambiare le cose.”

(Clicca qui per il video della conferenza)

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